cronaca

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 Il "barcone della morte" su cui ieri la Marina aveva trovato trenta profughi morti è oggi in rada nel porto di Pozzallo per essere ispezionato da medici legali e investigatori.

Si tratta di un peschereccio, lungo poco più di venti metri, nessuna copertura. I corpi sono ancora intrappolati negli spazi angusti della sala motori, dove sono morti per le esalazioni da monossido di carbonio.

La Procura di Ragusa sta indagando su due libici sospettati di essere gli scafisti organizzatori del viaggio. Il fascicolo ipotizza, oltre al reato di associazione a delinquere, anche l'omicidio volontario. Diversi testimoni ascoltati affermano che i libici hanno "trattato come bestie tutti, in particolare gli uomini del Centro Africa".

Un migrante racconta: "non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere. Abbiamo chiesto di tornare indietro, ma non c'è stato niente da fare, ci hanno detto che ormai bisognava arrivare in Italia".

Intanto la questura di Ragusa sta coordinando il trasferimento di 350 persone dai centri della provincia, mentre altri 353 profughi sono arrivati ieri a Pozzallo.