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Sempre più vicino l’addio al bicameralismo perfetto. L’accordo tra maggioranza, Lega e Forza Italia sulla riforma del Senato taglierà oltre un terzo dei senatori e ridurrà drasticamente i poteri della seconda camera. Ma soprattutto, cancella le elezioni per il Senato. La nuova assemblea prende vita negli ultimi emendamenti depositati da Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli. Tra i punti dell’intesa anche la ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regioni e la definitiva scomparsa delle Province.

Ecco cosa prevede l’ultimo disegno per Palazzo Madama. I seggi saranno 100: 95 occupati da consiglieri regionali e comunali, eletti dagli stessi consiglieri e dai sindaci, e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. I senatori saranno eletti dal popolo indirettamente e manterranno l’immunità parlamentare. Solo la Camera potrà dare o negare la fiducia al Governo.

Il nuovo Senato manterrà gli stessi poteri attuali sulle leggi costituzionali. Ridimensionata, invece, l’influenza sull’iter legislativo: entro 10 giorni dall’approvazione della Camera, il Senato potrà chiedere, su richiesta di un terzo dei membri, di esaminare la legge e di emendarla entro 30 giorni. Ma sarà la Camera a dare l’ultima parola, entro 20 giorni. Palazzo Madama manterrà poteri speciali sulle materie che coinvolgono Regioni e Comuni, sull’attuazione delle leggi, su politiche pubbliche, PA e ricezione delle norme europee.

Nessuna modifica sostanziale all’elezione del Presidente della Repubblica, di cui sarà ancora responsabile l’intero Parlamento con l’aggiunta di tre delegati per regione (scelti con principio di parità di genere).

Via tutte le Province. Eliminata la legislazione concorrente tra Stato e Regioni: tornano di esclusiva competenza centrale energia, trasporti e grandi infrastrutture. I consiglieri regionali potranno guadagnare al massimo come i sindaci.