cronaca

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Doppio appuntamento sull'asse Calabria-Liguria oggi nell'inchiesta Breakfast della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola con l'accusa di avere favorito la latitanza di Amedeo Matacena, l'ex parlamentare di Fi condannato a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.Oggi, infatti, rientrerà in Italia Claudia Rizzo, la moglie di Matacena, che sarà portata subito a Reggio, mentre i magistrati impegnati nelle indagini faranno il percorso inverso e saliranno in Liguria per cominciare a visionare il materiale contenuto negli oltre 100 faldoni sequestrati a Scajola.

La Rizzo entrerà in Italia, scortata dalla polizia francese, al valico di Ventimiglia e sarà presa in consegna dagli investigatori della Dia di Reggio Calabria che, in aereo, la condurranno da Genova a Roma e, dopo una breve sosta, nella città dello stretto, dove mercoledì sarà sottoposta all'interrogatorio di garanzia. Ancora da fissare, invece, l'interrogatorio da parte dei magistrati della Dda. In attesa della fissazione della data, il gip ha disposto un nuovo divieto di colloquio tra l'indagata ed i suoi legali provocando la reazione dell'avv. Bonaventura Candido, che ha preannunciato ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo ritenendo lese le prerogative della difesa.

La giornata segnerà anche l'inizio del lavoro di scrematura sull'enorme mole di documenti trovati nello scantinato della villa di Scajola ad Imperia. Il materiale si trova ancora lì, sigillato in una stanza. Prima di decidere se trasferire carte e documenti a Reggio, i magistrati vogliono rendersi conto personalmente di cosa contengono quei faldoni. Il sospetto, infatti, è che molto materiale non abbia attinenza con le indagini. C'è anche la possibilità che ci siano documenti coperti da segreto. E' necessaria dunque una prima lettura delle carte per deciderne cosa fare. Se portarle cioè a Reggio perché ritenute utili all'inchiesta, lasciarle dove sono o trasferirle ad altre Procure se dovessero emergere notizie di interesse investigativo non legate alla Calabria.

I pm cercano in quelle carte anche elementi utili a verificare quanto detto da Scajola nel lungo interrogatorio - durato oltre sette ore - cui è stato sottoposto dagli inquirenti venerdì scorso nel carcere romano di Regina Coeli. Interrogatorio che è stato secretato proprio per la necessità di compiere altri atti di indagine. Solo dopo la trasferta ligure, dunque, il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Francesco Curcio ed il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo decideranno quali accertamenti delegare alla Dia. Sarà allora che gli investigatori cominceranno i riscontri, avendo un'idea ben precisa di cosa cercare.

Materiale considerato "utile" alle indagini, intanto, sta uscendo dall'archivio sequestrato a Matacena.
Un lavoro appena all'inizio quello sulle carte delle società dell'imprenditore ma che potrebbe svelare la provenienza del denaro e quali strade abbia preso successivamente in quel vorticoso giro di partecipazioni azionarie che coinvolge anche paradisi fiscali e stati esteri come la Liberia. Ma gli investigatori, in quelle carte, cercano anche altro: risalire alla vera titolarità delle aziende e scoprire se dietro a sconosciuti prestanome si celino invece personaggi di rilievo.

Al palazzo del Cedir, sede della Procura di Reggio Calabria, si attende la fissazione della data del tribunale del Riesame che dovrà decidere sul ricorso presentato dai pm sulla contestazione dell'aggravante mafiosa che è stata rigettata dal giudice per le indagini preliminari, Olga Tarzia. Al tribunale del Riesame si è rivolto anche uno degli arrestati, Martino Politi, indicato come il factotum di Matacena, contro l'ordinanza di custodia cautelare. I due provvedimenti seguiranno comunque strade diverse.