porti e logistica

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Avendo seguito per dieci anni il percorso parlamentare costruito in commissione infrastrutture del Senato per varare la riforma della legge n'84/94 chiedo ospitalità per alcune doverose puntualizzazioni.

Ci si stupisce del fatto che la commissione trasporti ha deciso di riprendere la discussione e la votazione sul testo di riforma approvato nella precedente legislatura. Affermazione davvero sorprendente. La commissione aveva il dovere di compiere questo passo e in questa direzione si sono correttamente mossi i rappresentanti dei gruppi che oggi convintamente sostengono il governo.

La logica che in Parlamento fin dal 2001 si è affermata rispondeva a questa regola: i porti sono un asset troppo importante per l'economia del nostro paese, non possono essere oggetto di divisione dei partiti, dobbiamo assieme, con il contributo di tutti i gruppi parlamentari, trovare un'intesa su un testo che consenta il rilancio della portualita' italiana, in maniera tale da sfruttare le enormi potenzialità di questo segmento strategico della nostra economia.

Personalmente mi auguro che questo approccio metodologico regga alla prova dei fatti nel corso dei lavori parlamentari, anche se avverto il rischio di una diffusa impreparazione di colleghi che, evidentemente , faticano a capire le logiche e le regole procedurali di Camera e Senato.

Venendo al merito. Si chiede da taluno al Governo di procedere con decreto per varare la riforma. Il precedente governo Monti e l'attuale governo hanno inserito in decreti che trattavano argomenti diversi pezzi di riforma della portualita'.

Il governo Monti ha introdotto l'autonomia finanziaria sia pure con un meccanismo da rivedere, il governo Letta ha recentemente modificato le norme su dragaggi e migliorato, sia pure in maniera non ancora del tutto soddisfacente,la norma sul l'autonomia finanziaria.


In queste condizioni, mentre il Senato sta concludendo i suoi lavori con impegno e serietà cercando di migliorare il testo approvato nella passata legislatura,sarebbe un atto di arroganza del governo intervenire con decreto.

Conoscendo il presidente Letta assai bene, sapendo della sua preparazione anche sul tema, ricordo di aver partecipato a seminari e convegno talvolta organizzati dall'Arel sull'argomento della portualita', fatico a immaginare che il Presidente del Consiglio possa non apprezzare il lavoro che si sta facendo in commissione al Senato.


Si dice che nel testo base mancano elementi di una programmazione nazionale. Non sono mai riuscito a capire come diversamente dovrebbe agire il Ministero dei Trasporti se non con la leva finanziaria per far sentire la sua voce. Si difendono le autorità di Manfredonia e Trapani, veramente nel testo si dice che le autorità portuali per mantenere il diritto ad essere tali debbono rispettare taluni rigidi parametri, se Manfredonia e Trapani alla verifica che si farà entrò due anni dal"approvazione della legge non rientreranno nei parametri perderanno il riconoscimento giuridico e i finanziamenti conseguenti.

Si dice che il testo non indica soluzioni concrete per migliorare l'organizzazione del lavoro e della produzione. Il testo base ha raccolto le indicazioni delle organizzazioni del lavoro per difendere la pace sui moli che in questi ultimi dieci anni e'stata una precondizione utile a tutti. Il testo base e'molto generoso e innovativo nei confronti degli imprenditori terminalisti che davvero vogliono investire nei porti.

Il testo base impone una nuova governance nei porti con un ruolo assai più incidente del Presidente dell'Autorita' che in futuro sarà sempre meno condizionabile dal comitato portuale almeno per l'ordinaria amministrazione. Il testo base modifica in meglio i rapporti fra autorità marittima e autorità portuale e prevede un meccanismo nuovo per la nomina dei futuri presidenti in maniera tale da eliminare i Conflitti che hanno portato a tanti commissariamenti nei porti.

Se in commissione al Senato il governo alla luce di un accenno di miglioramento della situazione economica e finanziaria del Paese si dichiarerà disponibile ad elevare dall'1 per cento al 3 per cento l'autonomia finanziaria delle autorità portuali con procedure più semplici senza cioè passare dal fondo nazionale in capo al Ministero riconoscendo così un diritto a valere nel tempo alle autorità portuali credo che la riforma possa passare con un consenso vasto del Parlamento e di tutti gli operatori interessati al sistema.


Vorrei aggiungere ancora una osservazione a proposito del porto di Genova.Ho molto apprezzato la edizione dell'autorità portuale di realizzare la nuova diga per ampliare gli spazi dell'operativita del porto. Suggerisco al presidente Merlo di non seguire l'esempio del sindaco Doria che si ostina a ignorare la possibilità di attingere dalle obbligazioni di scopo le risorse per realizzare lo scolmatore del Bisagno.

Per realizzare la nuova diga i porto certamente se potessimo contare sull'autonomia finanziaria del 3 per cento sarebbe tutto più facile, oggi esistono però altri strumenti finanziari che, licenziati dal Parlamento, sono a disposizione per costruire piani finanziari originali in grado di reperire risorse sul mercato dei capitali privati. Mi riferisco ai project bond e all'intervento della Cassa depositi e prestiti e della Sace nel ruolo di garanti del l'emissione di questi bond.

On. Luigi Grillo responsabile dipartimento infrastutture del PDL