Che in questo periodo così travagliato per il Pd, costretto dagli eventi, dalla sconfitta elettorale, dalla ricerca paradossale di alleanze con i grillini e dalle decisioni del presidente Napolitano, ci siano movimenti interni, assestamenti, spostamenti, non è strano. Anzi. Quando un corpo cambia, tutti gli organi devono ritrovare una funzionalità . Una nuova funzionalità.Dunque non c'è da stupirsi se dentro il Pd che in questi ultimi anni ha raccolto sconfitte pesanti, illusioni epocali, leader incapaci, pur essendo sempre di più l'unico partito veramente democratico, stando alle regole delle moderne democrazie occidentali, si cambino casacche, camicie, cravatte e stivaloni. Renzi prova a vincere. Battaglia durissima all'interno di un partito che deve ancora superare qualche retaggio post-bellico. Per provare a vincere deve raccogliere consensi. E' quello che tenta di fare, girando l'Italia (e ora l'Europa) come uno studente dopo l'esame di maturità.
Allora se nel Pd ligure e genovese molti lasciano le loro vecchie correnti (aree, pardon) non scandalizziamoci, non gridiamo al tradimento. I renziani a denominazione d'origine controllata, quelli che lo erano (renziani), anche un anno e mezzo fa, quando alla parola Renzi erano molti i sorrisetti ironici e non pochi gli sguardi di sincera e proletaria indignazione, stiano sereni. E accolgano i nuovi con gioiosa tolleranza. Lasciate che vengano a noi, diranno.
Poi ci saranno i congressi, i temi che tanto richiama e con ragione Cofferati, e durante i congressi si assisterà alle scelte. E Renzi guarderà, valuterà di chi fidarsi tenendo conto dei valori, delle capacità , delle esperienze, ma anche del passato. I rapidi "cangiatori di casacche" si riconoscono a prima vista. E il sindaco di Firenze avrà tanti difetti, ma non mi pare un fesso.
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