Il decreto che garantisce l'attività ma anche il risanamento dello stabilimento di Taranto approvato ieri dal consiglio dei ministri è pronto per essere firmato dal presidente della Repubblica. Ma la partita con l'Ilva non è finita, "abbiamo ancora qualche cartuccia da sparare", rilancia il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, pronto a indossare di nuovo la toga in vista dell'udienza del prossimo 6 dicembre davanti al Tribunale del Riesame, per discutere dell'istanza di dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati presentata dall'Ilva. Sarà in quella sede molto probabilmente che la Procura solleverà eccezioni di incostituzionalità del decreto legge di Palazzo Chigi, chiedendo l'intervento della Corte Costituzionale.
Non solo. La Procura recepirà, nel suo ricorso, tutto quello che ha scritto il gip di Taranto, Patrizia Todisco, rigettando l'ennesima istanza dell'Ilva di dissequestrare gli impianti dell'area a caldo: "È un fatto incontrovertibile - scrive il gip a pagina 7 del suo decreto - che l'attività produttiva dell'Ilva sia tuttora altamente pericolosa per la salute dei lavoratori e dei cittadini dei vicini centri abitati. La nuova Aia non si preoccupa affatto delle misure necessarie a far sì che per produrre acciaio non si provochi malattia e morte, come avviene tuttora”.
E c'è la concreta possibilità che giovedì prossimo, al Tribunale del Riesame, si sollevi anche il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato che, secondo i pm, il decreto firmato a Palazzo Chigi “vanifica di colpo tutti gli effetti dei provvedimenti presi dai magistrati per la tutela della salute dei cittadini". La Procura di Taranto, inoltre, prima di gennaio 2013, quando scadranno i termini, vorrebbe chiedere il giudizio immediato per Emilio Riva e gli altri imputati.
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