Politica

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Adriano Sansa, presidente del tribunale dei minori e sindaco di Genova alla fine degli anni Novanta, lancia un allarme in una lunga intervista a Primocanale. “Genova deve liberarsi dalle clientele per riscattarsi dalla rassegnazione in cui è precipitata e per evitare corruzione e infiltrazioni mafiose”.

Un’ intervista a tutto campo che parte dall’ esperienza che lo vide primo sindaco-magistrato dopo Tangentopoli, poi allontanato dai partiti che non gli diedero la possibilità di esercitare un secondo mandato. “Mi fecero capire già dopo un anno che non ero gradito. Scelsi liberamente gli assessori, ma le pressioni riguardavano soprattutto le nomine (e sono tante e prestigiose) che un sindaco ha il potere di fare. Mi dicevano: devi mettere uno dei nostri. E io rispondevo che i Nostri per me erano tutti i genovesi. Un giorno venne un parlamentare e mi chiese: che cosa vuoi fare dopo? Ci volle poco a capire che volevano togliermi di mezzo”.

“In ogni caso – racconta Sansa – fu un’esperienza entusiasmante e in fondo la formula che adottammo per Genova è stata anticipatrice di quello che è oggi il governo Monti”. “Il problema vero sono le clientele. Io rifiutai le clientele. Le clientele sono dovunque e tolgono possibilità ai migliori di andare avanti e annullano le energie morali di una città come Genova. ”

Sansa e le candidature a Genova: “E’ malinconico che uno si candidi dopo che lo ha chiesto al cardinale. Lo dico da cattolico”. E la Vincenzi silurata? “E’ stato un errore non consentirle di ricandidarsi. Bisognava lasciare ai genovesi la possibilità di giudicare il lavoro fatto dalla sua giunta. Poi vinca il migliore”. La gronda e il cemento.