Premetto: non riuscirei a fare a meno di internet, e di tutto ciò che gli fa capo -email, facebook e twitter in primis -, neppure per mezza giornata, altro che la settimana nella quale Beppe Severgnini si è imposto la sua auto-clausura informatica. E tuttavia, che questa straordinaria invenzione abbia in qualche modo influito sulla nostra fantasia e la nostra immaginazione riducendole in modo considerevole, è fuori di dubbio. Perché rende tutto troppo facile, troppo immediato, troppo scontato, troppo a portata di mano.
E' quello che mi è venuto in mente dopo la scomparsa di Lucio Dalla, complice uno dei suoi brani che amo di più: 'La canzone di Orlando' che chiudeva 'Il giorno aveva cinque teste', un disco bellissimo. Era un pezzo di grande atmosfera ma molto criptico nel quale ogni strofa veniva chiusa con l'enigmatica frase 'Anser anser che va...' Da lì ho cominciato ad interrogarmi su chi (o cosa) fosse questo (o questa) anser. Né il disco ti dava il minimo aiuto, non contenendo i testi delle canzoni che in qualche modo avrebbero potuto consegnarti se non la risposta almeno un qualche indizio. E dunque, prima cosa, era un anser che cominciava con la 'a' o con la 'h'? E ancora, dato l'Orlando del titolo, fosse mai stato un personaggio minore e misconosciuto del ciclo dei Carolingi di cui nessuno era a conoscenza? Per carità, capisco benissimo che nella vita ci siano problemi più alti da affrontare e risolvere, ma per un giovane appassionato di musica che della musica cercava di capire e sapere il più possibile il pensiero ricorreva, tanto più che neppure i vocabolari o i dizionari davano una mano (per la verità, va detto, il vocabolo 'anser' ancora adesso nel Devoto-Oli non c'è).
Da lì è partita una piccola indagine personale che è arrivata al successo una ventina di giorni dopo. Per puro caso, come avviene per tutte, o quasi, le grandi invenzioni della storia, tanto per non montarmi la testa. Si discuteva, non mi ricordo nemmeno di cosa, con il fratello maggiore di un amico che studiava ornitologia quando venne fuori la canzone e lui ci illuminò: l'Anser anser è un'oca selvatica, disse con un pizzico di sufficienza. Era un'oca selvatica, porca miseria! Mai avrei potuto immaginare, mi viene da sorridere a pensarlo ancora adesso, la soddisfazione che provai in quel momento (che volete, sono un'anima semplice), più o meno la stessa di quando capii (in quel caso però fu un'intuizione del tutto personale) che il 'Cesare' citato in 'Alice' da De Gregori era Pavese. Intendiamoci, aver scoperto il mistero non rese alle mie orecchie 'La canzone di Orlando' più bella, non era possibile, ma l'importante non era quello, quanto l'aver raggiunto l'obiettivo. Poco importava se con piccolo ma fondamentale aiutino.
Oggi invece vai su Google, digiti 'anser' e in un paio di secondi tra un'agenzia immobiliare brianzola e progetti ecologici che portano questo nome trovi anche la pagina di Wikipedia che descrive perfettamente questo genere di anatidi (!) comprendente “una decina di specie di oche, uccelli migratori dell'emisfero nord, dal carattere sociale che in volo adottano una tipica formazione a V'. Hanno anche un carattere sociale, beate loro. Senza contare le decine e decine di foto di anser anser che ti vengono proposte se ne cerchi le immagini.
Tutto molto bello, per carità, e perfino utile. Però lasciatemi confidare tutta la tenerezza per quei tempi in cui la risposta me la sono immaginata più volte, sbagliando sempre, e comunque - alla fine - meritatamente sudata. Una risposta su tutto, e in un battere di ciglia: ma che soddisfazione c'è?
Cultura e Spettacoli
Dalla e la scoperta di Anser
3 minuti e 5 secondi di lettura
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