Dall’ipotesi migliore – giocare lunedì alle 18,30 contro la Fiorentina al “Ferraris” in condizioni di salvezza già acquisita matematicamente – a quella peggiore, ovvero doversela vedere con la Viola per evitare una devastante retrocessione in serie B, al netto dell’ultimo turno a San Siro con l’Inter.
Tutto è possibile per la Sampdoria, dopo la sconfitta all’Olimpico contro la Lazio e la combinazione di risultati maturati nella terz’ultima giornata di campionato. I blucerchiati restano padroni del loro destino, ma devono anche fare i conti con un calendario tutt’altro che agevole. Questo è il potenziale danno, la beffa risiede nel fatto che ad animare questo groviglio di incastri pericolosi è stata proprio la Samp, perdendo in casa con l’allora quasi spacciata Salernitana, che invece da lì riprese fiato per la rincorsa.
Lasciando da parte i calcoli, ovvero le classifiche avulse, gli scontri diretti, le differenze reti, i gol complessivamente segnati e l’eventuale sorteggio, ultima disperante ratio prevista dal regolamento per stabilire chi si salva e chi sprofonda tra i due contendenti rimasti, la Sampdoria vista sabato da un lato fa discretamente sperare dall’altra preoccupa. Fa sperare perché, a differenza di altre trasferte, è riuscita a creare almeno tre occasioni importanti: quella iniziale di Thorsby, alta di poco sopra la traversa; la girata successiva di Rincon, neutralizzata da Strakosha con un riflesso eccellente; infine il palo colpito da Quagliarella, quando la gara era già compromessa ma rimanevano da disputare alcuni minuti. Fa preoccupare perché l’inconsistenza difensiva, specie sul gol di Patric ma poi anche sulla rete di Luis Alberto, è risultata imbarazzante, ai limiti della decenza.
Giampaolo per la sfida con la Fiorentina spera di recuperare Ekdal mentre non ci sono speranze per gli altri infortunati, Sensi compreso. La Sampdoria scenderà appunto in campo conoscendo già il risultato delle dirette concorrenti: potrebbe essere un vantaggio, se non addirittura una semi festa, oppure un peso imponente e portatore di una pressione potenzialmente schiacciante.
Sette giorni di passione, l’ennesima di una folle gestione societaria che affonda le sue origini nell’inquietante passaggio di proprietà avvenuto nel giugno dei 2014. E sul quale dovremo inevitabilmente tornare a tempo debito.
IL COMMENTO
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