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Blucerchiati ultimi in B, silenzio assordante di Tey, Manfredi e Walker. Le parole di Foti per dare una scossa a una squadra e a un ambiente che rischia già di rassegnarsi alla C
2 minuti e 58 secondi di lettura
di Marco Bisacchi
Tey, Manfredi e Walker: la proprietà della Sampdoria

L'ora più buia in casa Sampdoria. Anche più buia dell'anno scorso quando i blucerchiati vennero quasi miracolati - sportivamente parlando - da una incredibile salvezza ai playout. La classifica piange, la squadra è ultima in classifica in Serie B e in questo momento è difficile trovare qualcosa che funzioni. Perché non sta funzionando niente un po' a tutti i livelli. Le parole dell'allenatore Salvatore Foti sabato sera dopo la sconfitta di Venezia forse possono rappresentare una scossa a un ambiente e a una squadra depressa e che sembra rassegnata a perdere, perdere e a perdere ancora. 

"Qui di Sampdoria ci sono solo la maglia e i tifosi. L'allenatore non è da Sampdoria, i calciatori non sono da Sampdoria. Qualcuno qui non può giocare" lo sfogo di Foti che - pur prendendosi le sue responsabilità - fa capire come i problemi trovati al suo arrivo a Bogliasco, da 4 partite (e soli 2 punti) a questa parte, siano ben lontani da essere risolti. Un Foti che ha tirato almeno indirettamente in ballo anche staff medico e atletico, oltreché i limiti tecnici e mentali di questo gruppo di giocatori.

Una società che non funziona

Ma è chiaro che si debba tornare sempre a monte. Se la Sampdoria continua a fallire i suoi obiettivi sportivi dopo sei allenatori cambiati in poco più di un anno, vuol dire che le cose non vanno bene in campo ma soprattutto a livello societario. A proposito, dov'è la società? La società non si fa sentire ed è assente almeno fisicamente.

A Bogliasco la squadra è affidata al ds Andrea Mancini e al ceo sportivo Jesper Frebderg, che sul mercato estivo hanno costruito una rosa sicuramente imperfetta e mal assortita (non convincono soprattutto i giocatori arrivati grazie agli algoritmi ma anche Barak, tra i più attesi, sta deludendo molto) ma che in estate hanno avuto di fatto zero risorse dal club. Per il resto si vedono sempre meno e continuano a stare in silenzio il grande investitore Tey, il rappresentante degli azionisti Walker, il presidente Manfredi.

Un'assenza dagli stadi (i primi due peraltro in questa fase devono scontare una squalifica per irregolarità su un passaggio di quote interno), dalla sede del club, dal campo di Bogliasco e perfino un'assenza dall'Italia se si pensa che Tey sta a Singapore mentre Walker risiede sull'Isola di Man. Qual è la vera catena di comando alla Sampdoria? Quali sono le vere strategie? Per quali motivi questi signori hanno comprato la Sampdoria? Ad oggi nessun risultato è stato positivo: quelli di campo, quelli di bilancio e quelli di immagine.

Un silenzio assordante

Perché nessuno di loro parla e accetta un confronto, un contraddittorio nel rispetto dei ruoli? La piazza blucerchiata è esausta, i tifosi contestano questa proprietà ormai da tempo chiedendo una veloce uscita di scena. Cedere una società di calcio non è un gioco da ragazzi ma intanto il club è chiamato a dare segnali diversi. E deve già programmare un forte intervento sul mercato di gennaio per provare a salvare il salvabile e quindi salvare la categoria. Le responsabilità della crisi per carità vanno divise un po' a tutti, e quindi anche a parte tecnica e - almeno parzialmente - anche al neo allenatore Foti e allo stesso ds Andrea Mancini, che pure sono i più "sampdoriani" del lotto e che stanno comunque remando per il bene di una squadra che ha molti limiti, certo, ma che a novembre non si può già considerare retrocessa in Serie C. Il tempo è l'unico vero alleato della Sampdoria. Ma serve intervenire in fretta. La società deve battere un colpo, aprire gli occhi e svegliarsi: per spegnere un incendio, bisogna iniziare a cercare l'acqua.

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