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di Luca Vaccaro

LA SPEZIA – Questa mattina, presso la sala stampa dello stadio Alberto Picco, si è svolta la conferenza di presentazione del nuovo allenatore dello Spezia Calcio, Roberto Donadoni, subentrato a Luca D’Angelo, esonerato nei giorni scorsi. Accanto al tecnico, il presidente Charlie Stillitano. Presenti anche l’amministratore delegato Andrea Gazzoli, il direttore sportivo Stefano Melissano e il vicepresidente Andrea Corradino.

Il presidente Stillitano ha aperto l’incontro spiegando le motivazioni alla base della scelta: “Siamo qui per dare il benvenuto a Donadoni, nuovo allenatore. È importante capire che per noi non è stata una decisione semplice: ringraziamo D’Angelo, un eccellente allenatore e una brava persona. Luca è parte della nostra storia e della nostra famiglia. Capisco che gli spezzini siano delusi e arrabbiati, perché questa città merita una classifica migliore. Noi giochiamo per i tifosi, questa è la realtà. Dobbiamo fare di più, e per questo abbiamo portato Roberto, che non ha bisogno di presentazioni. Tutti sanno chi è. Lo abbiamo scelto perché ha voglia, l’ho visto nei suoi occhi. Siamo amici da tempo, abbiamo spesso parlato di calcio, ma questa volta ho percepito in lui la reale voglia di iniziare. Mi ha detto che non aveva ancora trovato una squadra che sentisse perfetta per sé, e che lo Spezia rappresenta per lui una società strutturata, con Andrea e Stefano (Gazzoli e Melissano, ndr). Ho visto nei suoi occhi la voglia di iniziare.”

Prendendo la parola, Donadoni ha aperto la conferenza con un pensiero sull’amicizia che lo lega al presidente e sulla responsabilità del nuovo incarico: “L’amicizia che mi lega a Charlie risale a quando ero giocatore a New York, ma l’amicizia è una cosa e il lavoro un’altra. Ho accettato con entusiasmo e con voglia. Essere rimasto fuori per qualche anno porta un po’ di ruggine, ma dopo due giorni di allenamento tutto si è azzerato. Quando percepisci entusiasmo e partecipazione come in questi giorni, torna tutto subito. La posizione di classifica non è buona, ma c’è spazio e tempo per risalire. Dobbiamo curare i dettagli, perché fanno la differenza. Lo Spezia ha un tifo caldo e attaccato alla squadra: ciò che riusciremo a trasmettere ai tifosi sarà fondamentale per avere il loro supporto. Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, coesi e uniti, perché solo così si può uscire da una situazione delicata.”

Il nuovo tecnico ha poi spiegato la propria visione del lavoro e il significato di questa opportunità: “Parlare bene di sé è sempre facile. Mi interessa solo il fatto di aver accettato questa opportunità. Non la definirei una sfida: il mio mondo è sempre stato il calcio, prima sul campo, poi cercando di trasmettere i valori che ho imparato da allenatore. Ora è mio dovere rivolgerli ai ragazzi che ho a disposizione. Questo connubio mi ha dato il desiderio di rimettermi in gioco. Sono qui per mettere a disposizione ciò che ho ereditato e per contribuire a una realtà che vuole essere protagonista.”

Sul piano personale, Donadoni ha sottolineato il valore dei principi che lo guidano: “Io sono quello che sono. Non mi ritengo coraggioso, ma cerco di portare avanti i valori che i miei genitori mi hanno trasmesso. Credo di aver ereditato molto nella mia vita professionale, e per me è gratificante. Lo Spezia rappresenta un’ottima opportunità per ripartire. Mi auguro di dare un contributo serio, ho uno staff di valore e una dirigenza con le idee chiare. Se metteremo insieme queste componenti e riceveremo l’aiuto di tutti, potremo cambiare il corso delle cose.”

Riguardo al proprio passato e alla voglia di tornare ad allenare, il tecnico ha aggiunto: “Non ho mai pensato di rimangiarmi qualche scelta, altrimenti non sarei qui. Ho sempre pensato di essere un allenatore, e in merito al passato non mi piace guardarmi indietro. Ogni obiettivo, anche il più importante, è solo una tappa di un percorso. Quando vincevi una Champions, sapevi che il giorno dopo qualcuno voleva batterti: questo deve essere lo spirito dei miei giocatori. Mi rifiuto di credere che qualcuno possa accettare questa posizione di classifica. In loro c’è il desiderio di risalire e dobbiamo tirarlo fuori. La strada è in salita, ma sta a noi renderla pianeggiante.”

Sulla scelta di accettare lo Spezia, Donadoni ha chiarito: “La scelta più facile sarebbe stata aspettare la partita con il Bari e vedere. Ma non mi è mai piaciuto scegliere la via più semplice. Se voglio capire se questa professione è ancora il mio futuro, devo provarlo. Riparto in una realtà adeguata alla mia persona e al mio carattere. Non cerco scorciatoie né club con agevolazioni, ma nuove sfide. Farò il possibile, secondo le mie capacità.”

Analizzando i primi giorni di lavoro, il mister ha parlato del gruppo e dell’approccio alla squadra: “Devo conoscere il materiale umano e tecnico che ho a disposizione. Abbiamo fatto due giorni di allenamento con buona intensità e partecipazione. Ho già un quadro preciso dei ragazzi, sia tecnicamente che umanamente. Oggi non basta far correre una squadra: sono i rapporti interni a fare la differenza. Voglio tirare fuori il massimo da ognuno di loro. In due giorni non si risolve nulla, ma bisogna entrare con calma e convinzione, senza stravolgere. I ragazzi dovranno far percepire ai tifosi questa determinazione: sarà la nostra arma per ripartire.”

Sui singoli, Donadoni ha citato due volti conosciuti: “Ho due conoscenze in questa squadra, Nagy che ho avuto a Bologna e Sarr, che ho ritrovato con piacere. È un ragazzo con personalità e sensibilità spiccata. Il ruolo del portiere è difficile: spesso si giudica un episodio dimenticando i grandi gesti. Non dobbiamo commettere questo errore. Un giocatore che sbaglia cercando di fare qualcosa avrà sempre il mio appoggio; non accetto chi evita le difficoltà.”

Sul piano tattico, il tecnico non si è sbilanciato: “Non escludo nulla, ma dopo due giorni è difficile introdurre novità. Metterò in campo la formazione secondo il mio pensiero tattico, cercando di tirare fuori il meglio dai giocatori. Oggi il calcio si è evoluto: l’impostazione iniziale è una cosa, lo sviluppo un’altra. Serve lavoro e tempo. Quest'ultimo aspetto cercheremo di ridurlo il più possibile.”

Riferendosi al momento difficile della squadra, Donadoni ha aggiunto: “Quando una squadra ha vissuto una stagione positiva e l’anno dopo si ritrova in difficoltà con gli stessi protagonisti, è normale chiedersi come sia possibile. Tutto ciò che viviamo intorno a noi ha un impatto, ma questo deve diventare motivo di crescita. L’aspetto mentale va curato bene, trasmettendo la condizione necessaria per uscirne.”

Sulla propria esperienza e sul rientro in panchina, ha poi concluso: “In questi anni non ho fatto il fruttivendolo: mi sono aggiornato e sono cresciuto. Il calcio è in continua evoluzione, e ogni giorno si impara qualcosa. I ragazzi mi trasmettono stimoli. Si riparte con umiltà, che non significa arrendersi, ma avere piena coscienza di ciò che possiamo dare. Accontentarsi mai.”

Infine, sul tipo di squadra che intende costruire: “Non ho ancora parlato con tutti i giocatori, è presto. Dobbiamo introdurre concetti semplici. Tutto parte dall’essere positivi e propositivi, dal voler imporre il gioco e dal divertirsi. Fare il calciatore è una fortuna, così come allenare: se manca il divertimento, manca tutto. Dobbiamo far ritrovare ai ragazzi ciò che hanno mostrato l’anno scorso.”

E sugli attaccanti e l’atteggiamento della squadra: “Oltre all'esperienza di Lapadula, abbiamo attaccanti giovani e di ottime prospettive. Dobbiamo farli crescere. Lo Spezia l’anno scorso aveva la miglior difesa: questo è un valore che va ritrovato. Quando si perde un po’ di certezza, tutto il gruppo ne risente. Anche i gol subiti derivano dallo stato emozionale. D’Angelo ha fatto un lavoro che tutti devono riconoscere, e questo è importante sottolinearlo. Ora serve lavorare molto sull’intensità, fisica e mentale. Non mi spaventa: pretendo molto da me stesso e dagli altri, e in questi giorni ho già visto la giusta predisposizione.”

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