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1 minuto e 58 secondi di lettura
di Matteo Angeli

Sette partite, nessuna vittoria. Ultimo posto in classifica. E per la prima volta dopo anni, il pubblico del Ferraris ha voltato le spalle. Fischi sonori, pesanti, dolorosi. Fischi che non erano solo per la squadra, ma per tutto il mondo Genoa.

Ieri non è andata in scena solo una sconfitta sportiva. È andata in scena la rottura di un patto. Quel legame di fiducia che l’anno scorso Patrick Vieira aveva saputo costruire, riportando entusiasmo e identità a una piazza che non chiede vittorie facili, ma impegno, coraggio, idee.

Oggi quel patto sembra incrinato. La squadra è apparsa smarrita, senza gioco, senza carattere, incapace di battere un avversario in dieci per un tempo intero, con pure un rigore a favore. E per la prima volta, anche Vieira finisce sotto accusa: cambi confusi, modulo indecifrabile, e una sensazione di impotenza che si è riflessa in campo e sugli spalti.

Ma attenzione: ridurre tutto al tecnico sarebbe comodo. Troppo comodo. I fischi del Ferraris erano anche – e forse soprattutto – per la società.

Dan Sucu ha salvato il Genoa, nessuno lo dimentica. Ha portato stabilità, ha messo capitali, ha garantito futuro a un club che stava scivolando nel baratro. Ma non basta. Non può bastare. Perché il Genoa non può essere la sola squadra di Serie A ad aver speso zero euro sul mercato estivo. Zero.
Si è venduto, si è incassato, ma non si è investito. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: una rosa corta, piena di incognite e giocatori arrivati per non giocare.

Allora è giusto chiedere: cosa sta succedendo davvero? Perché il club più antico d’Italia deve nascondersi invece di spiegare con chiarezza qual è la sua strategia? I tifosi meritano di sapere quanti debiti restano, quali vincoli pesano sulle spalle della società e, soprattutto, dove vuole andare questo Genoa.

Perché oggi non basta raccontare di stabilità. Serve visione, serve ambizione.
E serve rispetto. Rispetto per una tifoseria che da sempre rappresenta l’anima di questo club, che ha fatto quasi trentamila abbonamenti, che negli anni ha accettato sofferenze e cadute, ma non l’indifferenza.

Per questo, da Primocanale, invitiamo ufficialmente Dan Sucu e Andrés Blazquez a parlare, pubblicamente, apertamente, davanti ai loro tifosi.
Non per giustificarsi, ma per raccontare la verità.

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