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C'erano anche molti protagonisti della storia della Sampdoria, compagni di squadra negli anni Novanta o giocatori nel decennio scorso, ai funerali di Sinisa Mihajlovic, scomparso a 53 anni dopo una lunga lotta con la leucemia. A portare il feretro fuori dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza Esedra, alla fine delle esequie celebrate dal cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei, sono stati Roberto Mancini, Dejan Stankovic, Attilio Lombardo, Lorenzo De Silvestri, Roberto Soriano e Daniele De Rossi.

Presente al gran completo il Bologna calcio, la sua ultima squadra da allenatore, guidato dal nuovo tecnico Thiago Motta e da tutta la dirigenza. C'erano il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il ministro per lo Sport e per i giovani Andrea Abodi, il presidente del Coni Giovanni Malagó e il numero uno della Figc Gabriele Gravina.

"Togliamo le pietre dal nostro cuore per vivere in pace con noi e gli altri" ha detto nell'omelia il cardinal Zuppi, parlando della malattia che ha colpito Sinisa e di fronte alla quale "non è mai a scappato. L'ha affrontata con coraggio, dandone anche ad altri. Lo ha fatto mostrando la fragilità dolce di un guerriero, che è tale perché sa rialzarsi o ci prova. La fragilità è una porta, non un muro". Un pensiero anche alla famiglia di Mihajlovic: "Ci stringiamo intorno a loro e a chi è legato a lui. Sinisa voleva diventare vecchio con tanti nipoti, è stato uno capace di dare un'occasione a chi non l'aveva mai avuta e vorrei che oggi sentiate l'affetto della madre Chiesa. Proprio perché è una madre non si arrenderà mai al dolore dei suoi figli. È un saluto doloroso che ci lascia increduli".