Sport

L'ordine del giorno fissato dal Cda mette tutti gli attori in scena di fronte alle proprie responsabilità
4 minuti e 48 secondi di lettura
Tifosi della Sampdoria in piazza per protestare

Grandi manovre in casa Sampdoria in vista dell’assemblea degli azionisti, convocata dal Consiglio di amministrazione per il 14 dicembre prossimo presso la sede milanese di banca Lazard & Co. Srl, in via dell'Orso 2. L’assemblea, salvo improbabili sorprese, si svolgerà regolarmente in prima convocazione senza dover ricorrere alla seconda (prevista il 19 dicembre), la cui pubblicazione è stata effettuata solo per aderire ai termini di legge.

In vista di questo importante appuntamento, non a caso fissato presso l’advisor incaricato di trovare acquirenti per la società blucerchiata o di gestire la cessione a compratori portati dal Trustee Vidal, il Cda della Samp si è riunito per l’approvazione della trimestrale di bilancio, ultimo atto formale prima dell’assemblea.

Ma quali sono gli scenari che si profilano per il 14 dicembre? L’ordine del giorno dell’assemblea prevede: 1) misure di rafforzamento patrimoniale e finanziario della società; 2) aumento di capitale della società; 3) diritto di opzione; 4) delibere inerenti e conseguenti. Poiché il Cda ha convocato l’assemblea dei soci per tutelare la continuità aziendale, messa a rischio dalla situazione finanziaria e dalle scadenze fiscali del 22 dicembre (“Non differibili”, secondo quanto ribadito anche dal Ministro dello Sport, Andrea Abodi), l’aumento di capitale rappresenta un punto ineludibile.

Il diritto di opzione (articolo 2441 del codice civile) consente “ai soci attuali di sottoscrivere, in proporzione al numero delle azioni possedute, le azioni emesse in sede di aumento di capitale sociale a pagamento”. Il gruppo di Massimo Ferrero, attraverso la figlia Vanessa ed il nipote Giorgio, detiene il 96% circa delle azioni della Sampdoria (il restante 4% è nelle mani di un “vecchio” creditore, a cui sono state date azioni della società blucerchiata a garanzia del debito) e dunque potrebbe esercitare il diritto di opzione sottoscrivendo l’aumento di capitale.

Ma la domanda sorge spontanea: con quali soldi, posto che la cifra non può essere inferiore ai 33 milioni di euro, vincolo imposto dal Trust per soddisfare le esigenze dei concordati di Eleven Finance e Real Farvem? Oltre ad avere acquisito la Sampdoria di fatto a titolo gratuito dai Garrone-Mondini nel 2014, anche negli anni successivi il gruppo Ferrero non ha mai sottoscritto aumenti di capitale, poiché la società è andata (abilmente) avanti attraverso l’autofinanziamento derivante dalle operazioni di mercato.

Ferrero ha confidato di poter reperire i denari necessari alla ricapitalizzazione in proprio attraverso la cosiddetta “Basilea 4”, con la quale si fa riferimento a “normative di diversa origine e natura che modificano le precedenti regole prudenziali adottate dalle banche denominate Basilea 3”. In sostanza secondo le valutazioni di Ferrero e dei suoi consulenti grazie a “Basilea 4” sarebbe agevolato l’accesso al credito anche per un soggetto in situazione di criticità finanziaria, come da lui stesso ammesso (“Mi hanno sequestrato tutto”). Si tratta, ovviamente, di una valutazione arbitraria, ma non sarebbe certo la prima volta che Massimo Ferrero estrae il cosiddetto coniglio dal cilindro per restare in scena.

Va detto, peraltro, che questa prospettiva, sottoposta da noi all’analisi di diversi esperti, appare altamente improbabile sotto l’aspetto finanziario in primis ma anche alla luce della dura manifestazione di piazza dei tifosi contro l’ipotetico ritorno di Massimo Ferrero alla guida della Sampdoria. Vero è che il Viperetta negli anni si è mai fatto “spaventare” da nulla, ma è altrettanto vero che alzare il livello dello scontro, per così dire “sociale”, sarebbe una mossa quantomeno azzardata, anche perché l’attuale Cda non potrebbe fare altro che trarre le conseguenze e rassegnare immediatamente le dimissioni.

La seconda ipotesi è che il gruppo Ferrero, impossibilitato in assemblea ad effettuare l’aumento di capitale e pressato dalla prospettiva tutt’altro che remota di dover “portare i libri in tribunale” (espressione superficiale, abusata, prevista dal codice civile e non dalla normativa sportiva ma utile a comprendere la situazione), apra all’ingresso di un nuovo azionista. E a quel punto, sempre per restare sul terreno della semplificazione, “chi c’è c’è e chi non c’è non c’è”.

Che si tratti della pittoresca cordata Al Thani o di un Fondo anglofono (al momento ne esisterebbe uno molto avanti nella due diligence, ma non è dato di sapere con certezza se sia quello riconducibile a James Pallotta) dovrebbe mettere le carte (e i soldi…) sul tavolo per impossessarsi della Sampdoria con una quota di maggioranza, lasciando al gruppo Ferrero la fetta residuale, atta a soddisfare le esigenze del Tribunale fallimentare di Roma in merito ai concordati preventivi delle due aziende decotte. In tal caso, si aprirebbe un periodo di circa un mese per definire l’ingresso dei nuovi proprietari.

In teoria lo stesso Ferrero potrebbe avere un forte interesse che il valore della Sampdoria, attraverso l’iniezione di nuove risorse economiche e poi anche tecniche sul mercato di gennaio e l’auspicabile permanenza in serie A, cresca sensibilmente, facendo lievitare anche il “peso” finanziario della sua quota.

A queste condizioni ed “aggirando” il Trust Rosan, ostacolo negli ultimi mesi all’avvicinamento alla Samp da parte di diversi soggetti, i potenziali acquirenti alla società blucerchiata non mancherebbero, anzi. Questo non significa, naturalmente, che una qualsivoglia operazione possa concretizzarsi in automatico. Ma il “piano” predisposto dal Cda ha il chiaro obiettivo di mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. Compreso il precedente azionista di maggioranza, ovvero le famiglie Garrone-Mondini attraverso la San Quirico Holding: poiché Edoardo Garrone aveva pubblicamente promesso in piazza e nei nostri studi di essere pronto ad intervenire un attimo prima che la Sampdoria si fosse trovata alle porte del fallimento, se né Ferrero né altri compratori fossero in grado di ricapitalizzare la società il 14 dicembre, potrà/dovrà (in base alla promessa) farlo lui, in prima persona oppure coinvolgendo di nuovo la famiglia o, infine, un soggetto terzo da lui convinto.

Sarà una sorta di dentro o fuori, insomma, non dilazionabile per tutti gli attori in scena: Ferrero, Vidal, Cda, Al Thani, Fondi, Garrone. Il futuro della Sampdoria passerà da questa data.