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L'allenatore serbo raccoglie l'eredità degli illustri connazionali Boskov e Mihajlovic
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Che si stata voluta o meno, la coincidenza è significativa. Nel giorno del 29° anniversario della scomparsa di Paolo Mantovani, la Sampdoria presenta ufficialmente l'uomo chiamato a risollevarne le sorti sul campo: Dejan Stankovic, 44 anni, serbo come Vujadin Boskov e Sinisa Mihajlovic, illustri predecessori che hanno ottenuti risultati importanti in proporzione ai tempi diversi in cui hanno guidato i blucerchiati.

Un appuntamento di rilievo, che non a caso si svolge nella sala stampa dello stadio "Luigi Ferraris", dove lunedì alle 18,30 Stankovic farà il suo esordio casalingo contro la Roma dopo il pareggio inaugurale di Bologna.

Prende la parola il presidente Marco Lanna: "Dedico un pensiero mio e di tutti i sampdoriani a Paolo Mantovani. Giocai con la Roma nella prima partita dopo la sua morte, fu un momento particolare. Per me è stato secondo padre con Boskov e il mio naturale. Ora però è la giornata del mister". Parole a cui si associa il vicepresidente Antonio Romei: "Mi unisco al ricordo di Mantovani. Come consiglio di amministrazione, all'unanimità, abbiamo voluto fortemente Stankovic. Ci ha convinto con idee personalità e carisma. Grazie per avere accettato, malgrado le difficoltà della squadra".

Stankovic ha esordito con piglio deciso: "Ora conosco meglio la squadra, ma non cerco scuse. Ripartiamo dal secondo tempo di Bologna, dove siamo stati aggressivi e in lotta sulle seconde palle. Tanti mi hanno chiesto perché ho accettato. Io ho risposto che credo in un grande club e nella salvezza, non meritiamo l'ultimo posto, possiamo fare di più e salvarci con dirigenti e tifosi. Le vittorie sono la penicillina per fare gruppo, sentirsi felici e bravi. Se no crolli di testa e gambe. Cerco di farli rispondere subito, siamo sulla buona strada, ho visto gioia e sorrisi".

MERCATO - "Rinforzi? Dobbiamo arrivarci, ma l'obiettivo è uscire dalla zona calda prima della sosta. Non ho ancora parlato di mercato. Vedremo".

MODULO - "Dobbiamo trovare equilibrio, il peso del gioco non deve stare tutto sulle spalle di Rincon. Mi piace qualità ma serve equilibrio per rischio calcolato. Possiamo migliorare. Non parlo del passato. Servono più ritmo e più falli. Io sono cresciuto difendendo i miei colori, puoi sbagliare una giornata no ma non l'atteggiamento. Non esiste giornata no per orgoglio. Qui la tifoseria ti riconosce e ti sta dietro, applaude, ho visto a Bologna".

STAFF - "In campo Sakic era una grande freccia destra, ha fatto bene con Sinisa, ora spero con me, così come Pannoncini, Sasso e Brivio che arriverà. Quanto a Palombo e Buono, sono veri sampdoriani".

SQUADRA - "Quagliarella lo conosco da giocatore, un vero bomber e un leader, deve darci una mano. Ho già parlato con lui: novanta o un minuto non cambia, deve dare contributo e aiuto, come vero capitano. Anche Rincon Caputo Djuricic Gabbiadini Murillo Colley Bereszinsky sono pezzi importanti. Non mi piace chi parla ma chi si fa vedere e sentire. A parlare sono tutti bravi.. Winks non l'ho mai visto in campo ancora. Il resto del gruppo ha avuto una buona reazione ma i margini di crescita sono ancora ampi".

SOCIETA' - "Io sono qui da sette giorni, ne sanno più Lanna e Romei. Il problema non entra nello spogliatoio".

MOURINHO - Il primo avversario si chiama Mourinho, tecnico della Roma, suo mister ai tempi della tripletta nerazzurra. "Mi ha chiamato in video call. Lo rispetto come allenatore e come persona, ha alle spalle mille panchine. Ma in gara ognuno va per la sua strada. Da lui ho imparato tanto. È forte, abbiamo vinto con un percorso importante. Poi amici come prima".

OBIETTIVI - "Meno gol segnati? E' un dato di fatto, dovremo avvicinarci più alla porta, aiutare ad attaccare e segnare. Provo a cambiare, dovremo essere più alti e più aggressivi. Nella vita e nel calcio contano gli obiettivi, che sia scudetto o salvezza. Rispetto alla Stella Rossa non è scendere ma solo altra esperienza, difficile non impossibile. E'un obiettivo e deve essere raggiunto. Mourinho mi cambiò in due anni, diedi sempre 100 ma lui mi tirò fuori un altro 20 che non conoscevo. Ma non siamo tutti uguali, a volte i rimproveri sono giusti, con altri servono vie di mezzo".

L'AMICO - "Mihajlovic è il mio punto di riferimento nella vita, si arrabbia se lo chiamò papà. Non molla mai, anche ora. Gli voglio un mondo di bene, siamo dello stesso sangue. Volevo vincere anche per lui a Bologna ma gli dedicherò altre vittorie. Come sono cambiato io? Più 15 chili e pelato ma per scelta di mia moglie".

STELLA ROSSA - "Grazie alla Stella Rossa, con cui ho fatto un viaggio bellissimo e indimenticabile. Grazie a società e giocatori. Mando loro un abbraccio di affetto, mi hanno dato tanto. Ho allenato il mio paese e il mio club, i tifosi mi sono sempre stati vicini anche nei momenti difficili".

SOFIA 1992 - "Peccato non aver fatto il raccattapalle a Sofia, la Sampdoria di allora era una generazione spettacolare. Boskov Jugovic, Vierchowod Mancio, Vialli, Mannini e Lombardo grandissimi. Persero per sfortuna la finale a Wembley, la seguivamo in Serbia. Ma forse se avessimo giocato a Belgrado vi avremmo messo più brividi".