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Il vicepresidente esecutivo di Erg esclude tassativamente un nuovo impegno della famiglia a favore del club blucerchiato
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“Per noi la Sampdoria è storia chiusa, quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto nei tredici anni in cui è stata nostra". Così stasera Alessandro Garrone, in margine a un evento sportivo a Genova.

VOCI - Le parole dell’imprenditore genovese, esponente di rilievo della dinastia che controlla uno dei maggiori gruppi imprenditoriali italiani e che dal 2002 al 2014 ha guidato - prima con Riccardo e poi con il figlio Edoardo - la società blucerchiata, suonano a netta chiusura rispetto alle voci che, dall’arresto di Ferrero di lunedì 6 dicembre con pesanti accuse, girano in città. Queste voci vedrebbero infatti i Garrone-Mondini - autori il 12 giugno 2014 del più che controverso passaggio della Sampdoria nelle mani di un personaggio pittoresco, dalle risorse assai limitate e con qualche precedente non rassicurante - pronti a intervenire concretamente per chiudere questi otto anni tutt’altro che gloriosi.

CRONISTORIA - Da una parte ci si richiama alla dichiarazione resa a Primocanale da Edoardo Garrone, ex presidente della società, nella serata dell’11 giugno 2019: “Assicuro che la Samp non morirà, farò di tutto perché non succeda”. Molto amico di Vialli, Garrone si era speso per il buon esito della trattativa: il 2 settembre 2019, in margine a un evento benefico a Torino, ancora a Primocanale aveva detto “Io posso solo fare una raccomandazione a chi sta trattando la vendita e l'acquisto della Sampdoria: fate in fretta”. Il 14 settembre, sempre ai microfoni di Primocanale: “Io ho preso un impegno, a condizione che Ferrero e il Gruppo Vialli trovino la quadra, però la quadra la devono trovare loro non io che sono sostanzialmente spettatore di questa operazione”. I giorni corrono e il 1 ottobre, in margine al Flachi Day, Garrone afferma: “Sono ottimista sull’esito della trattativa e le garanzie fornite dalla mia famiglia sono sul tavolo da mesi, finalizzate a una conclusione positiva dell’operazione. Mi auguro che il gruppo di Vialli da una parte e il presidente Ferrero ne tengano conto, noi più di così non potevamo fare”. Ma il 7 ottobre la CalcioInvest si ritira dal negoziato e la San Quirico commenta in una nota: “Abbiamo cercato di facilitare la trattativa e per questa ragione San Quirico, da tempo, si era detta disponibile ad anticipare i bonus previsti al verificarsi di determinati obiettivi. Purtroppo, le parti non sono riuscite a trovare un accordo soddisfacente”.

SVOLTA - Ferrero, come emerge dagli atti dell’inchiesta di Paola, per indole in ogni trattativa gioca al rilancio sistematico per estenuare la controparte, spesso riuscendoci, e soprattutto mai si priverebbe della Sampdoria che gli dà ricchezza e notorietà. La convinzione popolare che i Garrone comunque porrebbero riparo a ogni rovescio di fatto corazza Ferrero di una sorta di immunità, rispetto a qualsiasi spericolatezza. Quindi l’ex presidente, per privare il successore anche solo dell'idea di avere una sponda automatica, corregge il tiro: il 17 febbraio precisa “La Sampdoria è ancora un grande amore di famiglia, ma solo come tifoso. Alcuni anni fa - dice al Corriere della Sera - abbiamo fatto una scelta e non cambiamo idea”. Lo scenario cambia il 28 luglio 2020, con la squadra ormai salvata da Ranieri e l’incontro in un ristorante della Foce tra Garrone e Ferrero, a chiarimento - si viene a sapere - di alcune prese di posizione vicendevoli e in funzione del futuro del club. L’evento provoca reazioni accese - specie sui social - da parte della tifoseria, ormai a maggioranza irreversibilmente in rotta con Ferrero dopo la mancata cessione a Vialli; e l’ex presidente, insultato e minacciato, preannuncia ricorso alle autorità competenti per eventuali atti ostili nei confronti suoi e della sua famiglia e decidendo, fa sapere, di non muovere più un dito per la Sampdoria. Questo in data 30 luglio 2020.

LINEA - Le laconiche parole di Alessandro Garrone, fratello di Edoardo e contitolare con la famiglia del gruppo energetico, sono quindi in linea con quelle di un anno fa dell’ex presidente, poche sere fa destinatario di una manifestazione di alcune decine di tifosi nei pressi della sua abitazione. Sullo sfondo, la partita ancora complessa e lunga sul destino della Sampdoria, una partita che vede in azione anche attori equivoci, come dimostra il tormentone del 4,76%, la quota anonima di Holding Max che nell’ultima votazione ha dato delega a Vanessa Ferrero ma dietro la quale a intervalli regolari alcuni sostengono esserci i precedenti proprietari, secondo un'interpretazione in linea con chi, tirando in ballo i predecessori, di fatto allenta aspettative, attenzioni e pressioni sull'attuale proprietà, facendone così il gioco o quel che del gioco resta: un equivoco che presto potrebbe essere chiarito, da un intervento della sola autorità titolata a superare la schermatura delle fiduciarie.

IPOTESI - Le vicissitudini giudiziarie di Ferrero, dal 6 dicembre a San Vittore, non depongono a favore di tempi rapidi in prospettiva cessione, un percorso tutt’altro che privo di ostacoli e rischi. Lo stallo dirigenziale potrebbe essere superato con la nomina di un presidente di rappresentanza senza poteri reali, corrispondente a una figura di presa fra i tifosi, mentre Alberto Bosco assumerebbe la carica di amministratore delegato e l’economista Gianni Panconi continuerebbe a seguire la parte relativa a finanza e rapporti con gli istituti di credito. Non è del tutto da escludere neppure il reintegro - che avrebbe del clamoroso, ma da parecchio alla Sampdoria clamoroso e ordinario coincidono - di Carlo Osti, alla vigilia di un mercato difficile e delicato, con la squadra certo rilanciata dal derby ma con 22 punti ancora da conquistare. Da questo scenario, l’ex presidente e la sua famiglia si chiamano comunque fuori.