Sanità

Viaggio nei paesini dell'entroterra della Val d'Aveto
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SANTO STEFANO D'AVETO - “È dal 1966 che ho questo bar ma mai avrei immaginato a quasi novant’anni di dover imparare ad usare il telefonino per controllare i Green pass”. Così racconta a Primocanale Luigi Focacci, che sta per compiere 89 anni e che vive e lavora nel paesino di Amborzasco, nel Comune di Santo Stefano d’Aveto, poche case in un picco assolato vista montagne, dove in inverno vivono circa 60 persone. La figlia Maria Teresa gli mostra per l’ennesima volta come si fa ad aprire l’app per controllare i Green pass “mio papà ha un cellulare ma non uno smartphone quindi gli ho fatto vedere come si fa e devo dire che è imparato abbastanza veloce“.

 

 

Nel suo bar in inverno entrano cinque o sei persone al giorno in media “bevono un bicchiere di vino o un caffè di solito“ spiega Luigi, frizzante nonostante l’età avanzata: “Io non voglio andare in pensione perché mi piace il mio lavoro e quindi per questo voglio stare al passo con i tempi ed imparare a controllare i Green pass alle persone che entrano“. Il Covid con la variante Omicron, più contagiosa, è arrivato anche in questi paesi piuttosto sperduti dell’entroterra,  dove molte persone si sono contagiate in questa quarta ondata. Con Maria Teresa e Luigi scopriamo anche che l’app di controllo dei Green pass funziona anche dove non c’è copertura della rete Internet. Apoche curve di distanza, in località Gramizza, sempre nel comune di Santo Stefano d’Aveto, incontriamo Enzo Fugazzi, anche lui barista, che racconta: “Questa mattina si sono presentati due ragazzi senza Green pass volevano due panini ma io gli ho detto che aspettassero fuori che glieli portassi”. I controlli certo nei paesi dell’entroterra sono più rari da parte delle forze dell’ordine rispetto ai grandi centri abitati ma la paura dei contagi fa sì che ci sia una grande senso di responsabilità da parte dei gestori dei locali.

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