Sanità

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GENOVA - Sono circa 108mila le persone in Liguria che sono affette da diabete. È il dato che emerge dall'evento "La Pandemia Diabete T2 - Dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura" promosso da Motore Sanità con il contributo di Guidotti e Menarini group. L’invecchiamento della popolazione è uno dei fattori di rischio anche per lo sviluppo del diabete e questo condiziona molto sia la tipologia del paziente, sia le stesse esigenze di assistenza in una regione, come la Liguria, che è una delle più vecchie d’Italia per il numero degli anziani presenti.

A preoccupare sono i numeri, come spiega Lucia Briatore, Vice Presidente AMD Regione Liguria: “Sono circa 108.000 le persone in Liguria che dichiarano di avere il diabete, con una prevalenza del 7.2%, più alta della media nazionale, pari al 6.6%. Oltre il 70% dei liguri con diabete ha più di 65 anni, e gli uomini sono leggermente più numerosi rispetto alle donne. Sono principalmente due le criticità che riscontriamo nella nostra regione: la necessità di fare una cura personalizzata rispetto alle esigenze e alle comorbidità della persona anziana con diabete e le caratteristiche geografiche della nostra regione, con esigenze assistenziali e di servizi differenti tra le aree metropolitane o cittadine e le zone più periferiche. La pandemia ci ha insegnato che si possono pensare anche dei modelli diversi, ad esempio attraverso la telemedicina che nell’ambito diabetologico si è applicata con un discreto successo nel periodo della pandemia Covid-19. L’esperienza del Covid ci ha anche insegnato che la prevenzione è la migliore delle terapie, e ciò si applica molto bene per il diabete: una malattia spesso prevenibile con il corretto stile di vita, con scarse conseguenze se ben controllata e ben gestita, ma con enormi complicanze se trascurata. Purtroppo, ancora oggi molti pazienti vanno incontro a queste complicanze. Da qui la necessità di individuare le criticità attuali e proporre modelli nuovi. Alcune indicazioni sono presenti nel PNRR, in particolare per quanto riguarda l’assistenza territoriale dei pazienti. AMD e SID propongono un modello assistenziale basato su centri multiprofessionali ospedalieri o territoriali, in cui gli operatori sanitari possano essere in rete tra loro, con i medici di medicina generali e con i pazienti attraverso gli strumenti digitali oggi disponibili. I nuovi farmaci sono sicuramente un grande strumento che abbiamo a disposizione. Per tanto tempo i diabetologi hanno potuto solo modificare la glicemia con pochi strumenti a disposizione, invece ora con i nuovi farmaci possiamo non solo ridurre la glicemia, ma prevenire direttamente le complicanze del diabete. L’accesso a queste molecole è garantito in tutta la regione, ma in base all’area geografica può essere più o meno complesso. Sicuramente la creazione di una rete tra tutte le figure che ruotano attorno al paziente può contribuire a semplificare il percorso, al fine di usare il farmaco giusto, nel giusto paziente e nel giusto momento”.

Enrico Torre, Direttore SC Diabetologia e Malattie Metaboliche presso Asl 3 Sistema Sanitario Regione Liguria, sottolinea la necessità di una diagnosi sempre più precoce per il Diabete di tipo 2: “per attuare corretti interventi atti a prevenirne l’insorgenza. La presenza di sovrappeso steatosi (MAFLD - Metabolic Associated Fatty Liver Disease) e alterazioni metaboliche della gestione dei lipidi consentono di individuare precocemente i soggetti predisposti a diventare diabetici, in modo da poter mettere in atto strategie in termini di corretto stile di vita ed eventualmente farmacologiche, finalizzate ad evitare che da questa condizione si sviluppi successivamente diabete. Questa è la sfida dei prossimi decenni”.

Su questo punto è intervenuto anche Filippo Ansaldi, Direttore Generale Alisa Regione Liguria e Professore Ordinario Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Genova: “A.Li.Sa, in virtù del suo ruolo di governance e coordinamento all’interno del sistema sanitario regionale, ha promosso un progetto, quello dell’erogazione dei farmaci e dei presidi per il monitoraggio della glicemia anche per il tramite delle farmacie di comunità, che ha lo scopo di garantire omogeneità ed equità nell’assistenza sanitaria dei cittadini affetti da diabete. Il servizio attivato a giugno 2023, dopo una fase sperimentale nella ASL3, ha anche l’obiettivo di massimizzare l’appropriatezza prescrittiva e un’ottimale gestione delle risorse”.

“L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha, tra le sue missioni fondamentali, quella di tutelare la salute dei cittadini e uno dei metodi per perseguire questo obiettivo è certamente quello di erogare formazione agli operatori sanitari oltre che di promuovere una cultura, cioè una corretta informazione, tra i cittadini stessi, intercettando canali comunicativi efficaci e in grado di incidere positivamente sugli stili di vita”, chiosa Alessandro Bonsignore, Presidente OMCeO Genova. “In questo contesto, parlare ed occuparsi di diabete - che, nella nostra Regione, interessa quasi un cittadino su 10 - appare non solo doveroso, ma anche strategico relativamente a tutti i costi umani e sociali connessi a una patologia a così alta prevalenza, peraltro crescente negli ultimi anni, vuoi per la cosiddetta “iperalimentazione”, vuoi per l’aumento dell’età anagrafica media e dell’aspettativa di vita. Le comorbidità che il diabete può innescare, d’altronde, se da un lato impattano negativamente sullo stato di salute delle persone, dall’altro determinano ingenti spese per il Servizio Sanitario Nazionale, oltre a determinare un aumento delle liste d’attesa a fronte dell’aumentata domanda e di un’offerta che - come noto - si fa fatica ad incrementare. Prevenire il diabete, pertanto, può voler dire salvare vite umane, migliorare la qualità di vita dei cittadini, ma anche aver maggiori risorse a disposizione del sistema da allocare in altri ambiti della Sanità. Un ultimo cenno merita il particolare momento storico che stiamo attraversando, in cui la riforma post-pandemica del SSN apre interessanti scenari di innovazione tecnologica, di Medicina di prossimità e di altre soluzioni che potrebbero – se il cambiamento sarà ben governato – giovare non soltanto alla salute della popolazione, ma anche alla qualità dell’agire quotidiano dei Professionisti che, per questo, sono responsabilmente chiamati a contribuire al processo di rinnovamento, suggerendo modifiche ad hoc che, solo chi è abituato ad operare in prima linea, può fornire, conoscendo le difficoltà che ogni giorno si incontrano”.