Sanità

Nel mirino dell'ex ministro del governo Monti finisce il disegno di legge per l'autonomia differenziata portata avanti dal leghista Calderoli: "Il nostro Paese mantiene una grande quotazione all'estero"
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GENOVA - Applicare l'autonomia differenziata "alla salute finirebbe per destrutturare il servizio sanitario nazionale". L'ex ministro della Salute Renato Balduzzi, a Genova per un evento della Cgil, critica senza mezze misure il disegno di legge sull'autonomia differenziata proposta dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli.

Per l'ex ministro del governo Monti la strada che vuole concedere alle Regioni che lo richiedono maggiore autonomia per alcuni settori non è applicabile. Il rischio è il disallineamento di un sistema sanitario pubblico che in Italia, tra pregi e difetti, è considerato da Balduzzi ancora "ancora soddisfacente, anzi è uno dei settori in cui il nostro Paese mantiene una grande quotazione anche all'estero" spiega l'ex numero proprio del dicastero della Salute tra il novembre 2011 e l'aprile 2013.

Il disegno di legge messo a punto da Calderoli prevede che su iniziativa di una Regione, questa possa negoziare maggiori forme di autonomia con lo Stato riguardo una o più materie pubbliche come previsto dall'arti 116 della Costituzione.

Ma le leggi italiane prevedono che vengano garantiti i livelli essenziali di prestazione (Lep), criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. Di conseguenza come i Lep verranno determinati, monitorati e finanziati risulta essere un aspetto decisivo per quanto riguarda gli effetti che potrà avere il Ddl sulla vita del Paese. Quindi, nel caso in cui una Regione richieda autonomia sanitaria “il finanziamento delle funzioni attribuite verrà ricavato dalla compartecipazione al gettito di uno o più tributi erariali maturato sul territorio regionale".

Oggi i finanziamenti per la sanità alla Regioni arrivano grazie a una legge di Stato dedicata, e si compongono di ticket, ricavi delle attività intramoenia, da quanto finanziato direttamente dallo Stato e dalla fiscalità regionale (componente finanziamento sanità Irap e addizionale Irpef).

Regione Liguria nel bilancio 2023 la cifra di 4 miliardi e 130 milioni per la sanità. Negli anni la spesa corrente in Liguria è rimasta pressoché invariata: da 3,1 miliardi del 2012 ai 3,2 miliardi del 2018 fino ai 3,4 miliardi del 2021 (fonte dati: ragioneria dello stato - il monitoraggio della spesa sanitaria) con la Liguria che chiude quasi sempre con un saldo negativo alla voce 'risultati d’esercizio valutati dal Tavolo per la verifica degli adempimenti per regione': -460 milioni di euro nel 2012, -980 milioni nel 2015, -560 milioni nel 2018 e -420 milioni nel 2021.

Per l'ex ministro alla Salute Balduzzi bisogna capire se l'eventuale richiesta da parte delle regioni di più autonomia "corrisponde a un interesse dei territorio o se si chiede più autonomia per modificare il modello di sanita nazionale, questa è una domanda molto delicata" spiega Balduzzi che in maniera indiretta mette sotto l'occhio d'ingrandimento la tendenza ad affidarsi al privato per quanto riguarda la sanità.

In Italia la spesa della sanità privata è arrivata nel 2021 a 37 miliardi. In Liguria la percentuale spesa per le altre prestazioni sociali in natura da privato in percentuale della spesa sanitaria è passata dall'11,7% del 2012 al 13,3% del 2019 fino all'11,9% del 2021.

Balduzzi inoltre sottolinea quella che sarebbe l'incostituzionalità del passaggio di un'intera materia alla competenza delle Regioni che eventualmente lo richiedono. Si tratta soprattutto delle Regioni del Nord come Veneto e Lombardia che fanno pressione. "Non sono materia che si trasferiscono ma singole funzioni in settori nei quali non esistano sistemi nazionali" spiega Balduzzi.