GENOVA - Gronda sì, gronda no, gronda forse? Dopo le parole del vice ministro dei Trasporti Edoardo Rixi sulla mancanza di fondi (LEGGI QUI) e la presa di posizione di Maurizio Rossi, editore di Primocanale, (LEGGI QUI), iniziamo a raccogliere commenti e reazioni all'opera fantasma che da anni viene promessa. Incontriamo Aldo Negri, amministratore delegato di Finsea e coinvolto nella realizzazione della nuova diga di Genova con la società Sinalefi, insieme al partner al 50% Giulio Schenone.
“Diciamo che Genova ha necessità di adattarsi al mercato che sta cambiando, la diga sicuramente non è sufficiente a permettere a Genova di poter essere quel punto di transito tra mare e terra per poter gestire un traffico superiore a quello che attualmente facciamo. Non dimentichiamo che questo porto non può essere dedicato esclusivamente ai contenitori ma ci sono varie tipologie di traffico che stanno crescendo come ro-ro, merci varie, rinfuse che non vanno dimenticate e questo è un punto di partenza.
Il porto fa parte di un sistema più ampio logistico quindi ampliare il porto, adattare il porto non è sufficiente a permettere al nostro sistema logistico nazionale di poter continuare a essere vitale per l'economia di questo Paese quindi la gronda come tutte quelle infrastrutture legate alla logistica ritengo che sia necessaria e fondamentale. Noi abbiamo atteso tanto come porto, si è sempre parlato di grandi opere, io ricordo anche la Bettolo, quando gestivamo calata Sanità nel 2000, eravamo convinti che in quattro anni come da cronoprogramma saremmo riusciti a gestirla invece credo che abbia iniziato ad operare 17 o 18 anni dopo quello che era previsto.
Quindi sulla gronda ho sentito le dichiarazioni del viceministro Rixi, che non ci sono i fondi. Un po' rimaniamo perplessi ma non tanto sui fondi ma sul fatto che in questo paese si parla tanto, si fanno grandi proclami ma poi alla fine purtroppo non riusciamo a portare avanti a concretizzare quelli che sono i programmi necessari a questo Paese. Credo che una cabina di regia unica a livello nazionale sia essenziale per dettare quelle che sono le strategie del sistema logistico nazionale, non locale ma nazionale, che possa di fatto permettere a questo Paese di continuare ad essere importante nello scambio commerciale delle merci tra continente europeo e resto del mondo, ma soprattutto per quelle piccole e medie imprese italiane che sono la base dell'economia del nostro paese che basano sull’export sull'importo la loro forza economica”.
IL COMMENTO
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