Porto e trasporti

Parla il proprietario dell'azienda con sede a Multedo
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GENOVA - Lo spostamento dei depositi chimici da Multedo a Sampierdarena sembra poter naufragare: la situazione è di aperta tensione tra tutti gli attori in causa e sullo sfondo c'è la cittadinanza preoccupata, sia attorno agli attuali siti che nell'area in cui dovrebbero essere spostati. Abbiamo posto alcune domande a Guido Ottolenghi, proprietario e amministratore delegato di Superba, una delle due aziende che operano a Multedo. 

Ottolenghi, lei è amministratore delegato di un gruppo che ha diversi terminal nell'ambito dei depositi chimici: a Genova Multedo gestite lo storico stabilimento Superba, gli ormai famosi depositi costieri sui quali pende da qualche tempo l'ipotesi di un trasferimento a Ponte Somalia, a Sampierdarena. Nelle ultime ore sembra che questa ipotesi possa addirittura tramontare e i cittadini di Multedo sono già in allarme: qual è il suo punto di vista? È vero che l'ipotesi di trasferimento dei depositi costieri sta naufragando?

“Naturalmente speriamo di no ma, effettivamente, basandoci solo su quello che abbiamo letto oggi sulla stampa, perché non ci sono comunicazioni ufficiali dalla Regione, sembrerebbe che la situazione sia questa. La Regione che sta effettuando lo screening ambientale avrebbe posto un tema non ambientale, secondo noi anche non comprensibile e non logico, che fermerebbe l'iter di questo trasferimento che, come sapete, è un tema che si trascina da oltre trent'anni”.

Questo tema ‘non ambientale’ sarebbe il mancato accordo tra le due aziende che operano a Multedo, voi di Superba e Carmagnani, sulla nuova collocazione a Ponte Somalia, a Sampierdarena. Le risulta che sia questo il problema? Ci sono rapporti tesi tra le due società?

“Sì, i giornali hanno sottolineato questo aspetto, lo stesso rilevato anche in una lettera ricevuta pochi giorni fa dall'Autorità portuale. I rapporti con Carmagnani, almeno dal mio punto di vista, sono stati negli anni sempre molto buoni, anche se siamo ovviamente concorrenti, e lo sono ancora. C'è stato un periodo in cui abbiamo attivamente cercato insieme alcune soluzioni per la delocalizzazione, a cui è seguita un’altra fase, almeno da quanto ho potuto interpretare io, in cui Carmagnani ha ritenuto più opportuno cercare di rimanere nella posizione in cui siamo adesso a Multedo, oppure di trovare una soluzione mista con una parte di spostamento a porto petroli e una parte di mantenimento negli attuali depositi. Noi abbiamo invece mantenuto ferma la barra sul trasferimento che riteniamo soluzione definitiva ed efficace. Questa divergenza ha determinato una divaricazione dei percorsi amministrativi e in effetti tutte le pratiche per questa delocalizzazione le abbiamo fatte solo noi, come Superba. Carmagnani non ha partecipato a queste pratiche, agli studi, alle attività ingegneristiche. E qui nasce forse un possibile equivoco, perché l'aspettativa ovviamente è quella del trasferimento delle attività di Superba e Carmagnani, questo è quello di cui parlano gli atti. Secondo noi, però, l’interesse pubblico è il trasferimento dell’attività, non la garanzia del mantenimento del valore agli attuali azionisti, i quali saranno presumibilmente garantiti nel caso che le autorità poi decidano la chiusura dei siti”.

Mi pare di capire che voi rifiutate l’idea che “o il trasferimento lo si fa assieme o non lo si fa”: voi di Superba siete disposti ad andare a Ponte Somalia anche da soli e che semmai sarà il comune a ragionare con Carmagnani sul destino del loro sito di Multedo. E così?

“E’ così. Fermo restando che in questi ultimi due anni abbiamo dialogato attivamente con gli amici di Carmagnani per un'ipotesi di loro partecipazione azionaria, quindi noi auspichiamo e credo che anche loro auspichino di trovare un accordo. Ma questo accordo probabilmente richiederà ancora del tempo. Poco, tanto non so dirlo, ma insomma c'è buona volontà da entrambe le parti. Non ci pare rilevante dal punto di vista giuridico e le autorità lo sanno. Le istanze le abbiamo sempre presentate da soli, la documentazione la presentiamo noi, le risposte alle domande le diamo noi, le domande stesse vengono indirizzate a noi. Quindi sì, queste anticipazioni giornalistiche sul fatto che la Regione, nell'ambito della valutazione ambientale, sarebbe pronta a rigettare la nostra istanza non per motivi ambientali ma bensì perché noi dovremmo chiedere l'autorizzazione a un terzo privato la riteniamo incomprensibile. Non capiamo come un ente pubblico possa trasferire a un privato il diritto di veto su un progetto di interesse pubblico”

Negli ultimi mesi sono state fatte tante ipotesi alternative: si è parlato della diga, dell'ipotesi calata oli minerali. Quest’ultima ipotesi l’ha lanciata Claudio Burlando. Cosa ne pensa?

“Io su questo sono basito. Non riesco a capacitarmi di come una persona con l'esperienza di Burlando possa aver tirato fuori un'idea di questo genere se non per far naufragare un progetto e senza dare nessuna concreta alternativa al sito di calata oli di minerali. Come qualcuno forse ricorderà, quello era il sito dell'iniziale progetto Titan Chimica, partito alla fine degli anni 80, progetto che è stato fatto naufragare essenzialmente da comitati sostenuti dal Pd mentre Burlando era sindaco. Quindi che Burlando ci riproponga di andare là dove non ci ha fatto andare trent'anni fa mi sembra mi sembra veramente sconvolgente, tra l'altro senza aver mai parlato con noi”.

Lei pensa che ci siano delle pressioni, magari anche politiche, da parte di altri soggetti? Per esempio nell'area di Ponte Somalia opera Grimaldi, che è un operatore molto importante e ascoltato. Lei pensa che possa esserci in questa melina sul trasferimento anche una qualche forma di pressione da parte di terzi?

“Io non ho mai parlato di questo con Grimaldi, però Grimaldi ha rilasciato talmente tante dichiarazioni alla stampa dicendo che avrebbe fatto qualunque cosa pur di bloccare questo trasferimento che mi sento di doverlo prendere in parola e quindi immagino che lui si adoperi in tutti i modi che ritiene utili o appropriati per far sì che questa operazione non avvenga. Tuttavia noi pensiamo che sia un'operazione molto importante per Genova”.

Voi avete detto più volte che il sito di Multedo non vi consente di mantenere gli standard che sono previsti oggi e che quindi lì non potete comunque restare. Che cosa significa questo, Ottolenghi? Che se saltasse il trasferimento voi siete pronti a chiudere i depositi di Multedo?

“Esatto. Questa è la nostra scelta”.

Quindi andrete a investire altrove?

“Sì, andremo a investire altrove. Perché se Genova non ci vuole non possiamo imporci. Non abbiamo le qualità relazionali per imporci contro la volontà della città. Questi depositi, almeno il nostro, invecchiano nel tempo e non possiamo fare nuovi investimenti. Naturalmente lo manteniamo in sicurezza ma non riusciamo a mantenerlo adeguato a quello che il mercato oggi domanda. Peraltro ritengo che Multedo non abbia neanche delle significative prospettive di rendimento perché troppo piccolo e non garantisce le economie di scala. Sono depositi che hanno le stesse dimensioni dal 1960: tutti gli altri terminal nel porto di Genova sono cresciuti enormemente mentre noi siamo congelati al 1960 e quindi in queste condizioni continuare non ha senso”.

Avete già parlato di questo ai vostri dipendenti? Immagino che non saranno molto sereni in questa fase.

“E a me dispiace e devo dire che il rapporto con i nostri dipendenti è sempre stato molto franco, spero che continui a essere così e mi auguro che le cose di cui parliamo oggi si dissolvano come una nube al sole nei prossimi giorni. Anche perché un progetto che è stato studiato sotto tutti gli angoli possibili e immaginabili, in cui le autorità sono coinvolte dal 2012, in cui ogni aspetto è stato studiato e rivoltato, che non si possa fare perché ci sarebbe il diritto di veto di un terzo o per altri motivi difficilmente comprensibili, è inconcepibile”.

Ottolenghi, per chiudere, ha un appello da lanciare alla politica e alle istituzioni?

“Noi abbiamo fatto del nostro meglio a viso aperto, lealmente, seguendo le regole: lasciateci arrivare in fondo, se ci sono dei motivi tecnici o di sicurezza per non farlo capiremo e accetteremo. Ma se non ci sono, tirare fuori dal cappello cose che non c'entrano niente per farlo naufragare è davvero un peccato”.