Un territorio produttivo, capace di affrontare le sfide e rispondere alle negatività locali e globali in modo incisivo, nonostante le criticità esterne. Questo il quadro che emerge dagli indicatori del 2022 in provincia di Savona, con un andamento più forte delle difficoltà locali – il sistema infrastrutturale e la debolezza politica del savonese - e quelle internazionali – materie prime, costi energetici - con un'eccezione in controtendenza, come del resto in tutta Italia, relativa solo all'ultimo trimestre dell'anno in corso.
È quanto si evince dai numeri forniti dall'Unione Industriali di Savona sul report legato all'andamento economico del Savonese, presentato nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno .
La provincia di Savona si conferma la parte di Liguria che ha saputo reggere, meglio di altre zone, il contraccolpo post Covid, aggravato dalla crisi internazionale, l’inasprimento della guerra in Ucraina e le conseguenze delle sanzioni, il reperimento delle materie prime e il caro energia: "Adesso, però, serve un cambio di passo dall'interlocuzione istituzionale, ancora troppo lenta rispetto alle necessità di chi fa impresa" dichiarano i vertici Industriali.
La sintesi del presidente dell'Unione, Angelo Berlangieri: "Nonostante la situazione sia drammatica già a livello nazionale, siamo di fronte a un inverno demografico qui altamente accentuato. Questo tema sembra però secondario all’attenzione della politica. Non può e non deve esserlo. Almeno per noi, rappresenta una gravissima emergenza. In seconda battuta, dopo la fase di programmazione, il 2023 deve diventare la stagione della progettazione di alcuni interventi e dell’apertura di molti cantieri. Il tempo dell'attesa è finito e le infrastrutture devono essere una priorità. Per l'Aurelia Bis non possiamo più sopportare ritardi, anzi, confidiamo in un’anticipazione dei tempi di conclusione del cantiere rispetto ai 1000 giorni di lavoro stimati. Chiediamo un’accelerazione, anche, per il suo secondo lotto, senza il quale, l’arteria alternativa sarebbe monca. Non dimentichiamo il raddoppio ferroviario del Ponente e, al tempo stesso, la variante dell'autostrada A6, tra Savona e Altare che deve trovare al più presto le autorizzazioni, così come il casello di Bossarino ancora bloccato dalla burocrazia in Commissione VIA a Roma. Alla politica, a ogni livello, chiediamo risposte chiare e in tempi rapidi, alle esigenze del mondo dell’impresa, per avere un territorio capace di essere competitivo. E come ricorda il presidente Carlo Bonomi, “Confindustria non tifa per nessuno. Giudica sui fatti".
Un'analisi condivisa e ampliata con il supporto delle analisi statistiche del direttore dell'Unione Industriali, Alessandro Berta: "Il nostro territorio è consapevole di scontare innumerevoli criticità. Al tempo stesso, però, va sottolineata la straordinaria capacità di resilienza alle avversità dell'ultimo biennio e una crescita silenziosa, spesso, passata sotto silenzio. I nostri imprenditori sanno bene che in questa parte di regione insiste gran parte del cuore produttivo dell'intera Liguria. È bene che il dato sia percepito qui e anche extra provincia. Le cifre chiariscono che il 2022 è stato un anno record per gli scali di Savona e Vado, con una crescita superiore di più del doppio del resto del sistema portuale, il turismo che è tornato ai livelli pre covid, l’industria e le costruzioni che sono ulteriormente cresciuti, con numeri di export industriale da record e un’occupazione che è tornata ai livelli del 2019. Tendenze positive su comparti faro della nostra economia come logistica, turismo, industria e costruzioni seppur, in quest’ultimo caso, con gli interrogativi legati al futuro degli incentivi statali. Dalla nostra provincia arriva un apporto concreto e decisivo al pil del Nord Ovest: la crescita percentuale del valore aggiunto 2022 su 2021 è stata la migliore d’Italia, seconda solo alla provincia di Milano e, allo stesso tempo, le previsioni del 2023 evidenziano un tendenziale di valore aggiunto positivo, ponendo il savonese tra i tre territori migliori del Paese, quando le previsioni di fine anno danno 6 provincie su 10 in recessione. Questo grazie alla differenziazione produttiva: logistica, industria e turismo, in grado di assorbire meglio le crisi rispetto a territori settorialmente più caratterizzati".
IL COMMENTO
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