A poche ore dalla scadenza dei termini per presentare l'offerta per l'appalto integrato per realizzare la prima fase della nuova diga del porto di Genova, da oltre 900 milioni di euro, la cordata composta da WeBuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra si sfila. Con una lettera inviata al presidente dell'Autorità di sistema portuale nonché commissario straordinario per la realizzazione della nuova diga foranea, Paolo Emilio Signorini, il consorzio avrebbe spiegato che non ci sono le condizioni per presentare un'offerta secondo i termini di gara. E stando alle indiscrezioni anche l'altra cordata di cui farebbero parte il consorzio Eteria (Gavio-Caltagirone) Rcm e Acciona avrebbe fatto lo stesso. Entrambe le cordate avrebbero chiesto di rivedere le condizioni.
Il nodo, di cui si discute da settimane, sono gli extracosti: la presidente nazionale dell'Ance Federica Brancaccio aveva scritto a Signorini l'8 giugno spiegando che l'importo base di gara era sottostimato rispetto ai costi per l'esecuzione in mare aperto dei lavori, ma anche per l'aumento delle materie prime e i tempi stretti per la costruzione e proprio per questo aveva ventilato il rischio che la procedura andasse deserta.
Il ministro Enrico Giovannini aveva replicato da Rapallo, al convegno dei Giovani imprenditori, che eventuali extracosti si sarebbero potuti assorbire. Ma le imprese chiedono, per far sì che l'opera possa essere fatta, di rivedere le condizioni.
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