
L'associazione Luca Coscioni ha depositato in Senato, lo scorso martedì, le 74.039 firme raccolte sulla proposta di legge, di iniziativa popolare, per legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l'eutanasia attiva. Si tratta in tutto di 57 mila firme raccolte online in due settimane e 17.039 ai tavoli organizzati dagli attivisti dell'Associazione in tutta Italia.
La posizione delle regioni italiane
Sono dieci le regioni più virtuoso per numero di firme raccolte in rapporto alla popolazione e sono guidate dal Friuli Venezia Giulia, con una firma ogni 500 abitanti. A seguire Emilia-Romagna (una firma ogni 626 abitanti), Lombardia (una ogni 636), Piemonte (una ogni 684), Toscana (una ogni 701), Liguria (una ogni 706), Sardegna (una ogni 715), Lazio (una ogni 784), Veneto (una ogni 788) e Valle d'Aosta (una ogni 790 abitanti). La Liguria si attesta al sesto posto con una firma ogni 706 abitanti.
Che cosa propone la legge
L'obiettivo della proposta di legge dell'Associazione Luca Coscioni è disciplinare le condizioni e le procedure per richiedere assistenza per porre fine volontariamente alla propria vita, anche con l'aiuto attivo del personale sanitario, nel rispetto della dignità umana e dell'autodeterminazione, eliminando l'attuale discriminazione tra persone malate dipendenti e non dipendenti da trattamenti di sostegno vitale: per poter accedere alla morte volontaria assistita si prevede che la persona debba essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, affetta da una condizione o patologia irreversibile o da una patologia con una prognosi infausta a breve termine, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili.
La battaglia sull'Eutanasia legale
"Siamo grati alle persone che hanno sottoscritto la proposta di legge 'Eutanasia legale' - dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni -. Da oggi, i parlamentari italiani avranno sul tavolo un testo che rafforza ed estende i diritti che abbiamo finora strappato attraverso le disobbedienze civili e i ricorsi giudiziari. È una proposta alternativa a quella presentata dal Governo, ed è a disposizione di tutti i parlamentari, di qualunque partito e schieramento, che vorranno difendere la libertà di scelta delle persone che soffrono".
Cosa prevede la proposta di legge
La legge prevede la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale, con conclusione delle verifiche entro 30 giorni dalla richiesta e la possibilità per i medici di partecipare su base volontaria. In tutta Italia il diritto al "suicidio assistito" è già legale, a determinate condizioni, grazie alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso "Cappato-Dj Fabo", ma mancano procedure e tempi certi, e ci sono persone che hanno atteso anche due o tre anni prima di ottenere una risposta. Alcuni pazienti, inoltre, vengono discriminati perché, a causa delle loro patologie, non sono in grado di autosomministrarsi il farmaco letale. Oggi si chiede di estendere il diritto anche all’eutanasia per mano di un medico. In contrasto, la proposta di legge presentata dal Governo punta a restringere il più possibile, fino a di fatto a cancellare, le possibilità di ottenere l'aiuto alla morte volontaria, riducendo drasticamente la platea potenziale degli aventi diritto (sono infatti escluse le persone dipendenti da farmaci salvavita o trattamenti forniti da caregivers e familiari), prevedendo tempistiche tali da negare di fatto l'aiuto alla morte volontaria di malati terminali, cancellando il ruolo del Servizio sanitario nazionale e affidando le decisioni a un organo di nomina governativa e alla magistratura.
Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsApp, Facebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook
IL COMMENTO
Ex Ilva: Cornigliano ha già dato molto, almeno possa pronunciarsi sul piano
L’incubo dell’acciaio che torna a Genova: tra promesse, dubbi e incertezze