Politica

L’aula si è riunita a una settimana esatta dai domiciliari
5 minuti e 54 secondi di lettura

GENOVA - È un consiglio regionale gremito, in attesa, per certi aspetti spaesato, quello che si è aperto martedì 14 maggio, a una settimana esatta dall’arresto del presidente della Liguria Giovanni Toti. Per il governatore sono scattati i domiciliari per corruzione e voto di scambio. Con lui sono finiti ai domiciliari il capo di gabinetto Matteo Cozzani, l’imprenditore genovese Aldo Spinelli e l’ex presidente del porto di Genova Paolo Emilio Signorini (condotto direttamente in carcere). 

Il primo a prendere la parola è stato il presidente facente funzioni Alessandro Piana, che ha ringraziato l’aula e si è detto pronto a portare avanti il lavoro della giunta. “Secondo quando stabilito dal comma secondo dell’art. 41 dello Statuto della Regione, ho assunto ad interim le funzioni di Presidente della giunta regionale - dichiara il presidente ad interim Alessandro Piana -. Con senso di grande responsabilità per le funzioni attribuitemi dalla Carta statutaria, promulgata nel mese di maggio dell’anno 2005, e nella consapevolezza di essere chiamato a svolgere un compito importante e cruciale, nell’interesse dell’intera comunità regionale, mi preme esprimere innanzitutto un pensiero di vicinanza al presidente, auspicando che, rispetto alle note vicende che lo riguardano, venga fatta chiarezza nel più breve tempo possibile”.

Piana annuncia che l’attività della Regione proseguirà. “Nel solco di un percorso che, in quasi due lustri di amministrazione, ha segnato un vero e proprio cambio di passo nella nostra economia e ha determinato una crescita record del nostro PIL, nell’ultimo triennio, in diversi settori chiave dello sviluppo del Paese".

Le opposizioni chiedono in massa le dimissioni del presidente Toti, con un passo indietro della giunta e della maggioranza. I capigruppo di maggioranza e minoranza hanno illustrato i contenuti del loro intervento. Quando ha preso la parola il capogruppo di Fratelli d'Italia Stefano Balleari, alcuni cittadini presenti in aula hanno urlano "Buffoni buffoni", impedendo per qualche minuto al consigliere di parlare. Il presidente del consiglio regionale Gianmarco Medusei ha chiesto silenzio e di interrompere la protesta. 

"Siamo stati i primi a chiedere convintamente le dimissioni di Toti e anche oggi non arretriamo - spiega il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Fabio Tosi -. Il presidente sospeso è ancora agli arresti domiciliari e non può governare la Regione. A lui e a tutta la sua maggioranza chiediamo un sussulto di dignità: l'XI Legislatura deve finire qui. È innegabile: quanto emerso e continua a emergere va oltre l'imbarazzante e porta al centro la questione morale. Se vogliamo che i cittadini ritrovino la fiducia nelle istituzioni, e soprattutto tornino a votare, spetta alla politica dimostrare di meritarsi quella fiducia. I cittadini meritano un presidente che faccia il suo lavoro fino in fondo, onestamente, soprattutto se tiene per sé alcune deleghe delicate: penso alla sanità. E alla gestione imbarazzante che ne fece in epoca pandemica, quando disertò quasi tutte le 38 sedute di Commissione dedicate".

Le forze di maggioranza si sono mostrate compatte intorno al presidente della Liguria Giovanni Toti, mostrando un blocco comune sul suo proseguo. Il capogruppo di Fratelli d'Italia Stefano Balleari ha ribadito la sua linea attendista. "Se Toti sarà colpevole lo deciderà la magistratura, fare propaganda sulle spalle di un'inchiesta in corso lo trovo scorretto, non si possono cancellare quasi dieci anni di buon lavoro - ha commentato Stefano  Balleari -. Il tema del finanziamento ai partiti va affrontato seriamente, perché se continuiamo così la politica la faranno solo i ricchi. Noi non dobbiamo gufare contro questa terra, dobbiamo cercare di essere attivi per ottenere risultati. Cerchiamo di guardare avanti con un criterio e uno spirito del fare. Solo quando il presidente Toti si potrà confrontare con noi potremo avere un quadro politico della nostra Regione. Nel frattempo mi auguro che l’aula prosegua i lavori".

Il capogruppo di Linea Condivisa Gianni Pastorino si rivolge direttamente al presidente facente funzioni Alessandro Piana: "Capisco il suo imbarazzo, chi è garantisca come me respinse attacchi nei suoi confronti perché la magistratura deve fare il suo percorso, ma dare giudizio favorevole a una persona indagata mi sembra inopportuno - spiega Pastorino -. Capisco la sua difficoltà presidente, è una cosa molto difficile da fare e mi sarei aspettato un altro tipo di discorso. Qui siamo di fronte a un fallimento completo di una classe dirigente intera, si dovrebbe dimettere per potersi difendere, abbiamo diritto di riaffermarci politicamente, quello che abbiamo sentito nelle intercettazioni fa capire come siamo messi. 

A prendere la parola anche i due consiglieri regionali indagati, Domenico Cianci della Lista Toti e Stefano Anzalone del Gruppo Misto. "Ho dato ampia disponibilità e la continuo a dare alla magistratura, sono a completa disposizione, se ci sono stati degli errori non lo so, sono certo che tanta gente millanta, aspetterei la sentenza, ho piena fiducia nella giustizia - ha spiegato Domenico Cianci -. Ho avuto una visita a casa da parte della guardia di finanza, persone molto gentili e corrette, mia moglie non avendo persone in casa così presto si era molto spaventata, ma voglio ringraziare gli agenti della guardia di finanza della loro correttezza e cortesia. Hanno verbalizzato che nella mia abitazione non è stato trovato niente e nell'elenco delle aziende che hanno avuto rapporti con la mia attività di amministrazione di condomini non c'è un'azienda che abbia mai lavorato in 45 anni con il mio studio". Da Cianci a Stefano Anzalone, così il consigliere regionale, soprannominato "uomo preferenze" ha preso la parola nell'aula intitolata a Sandro Pertini. "Alle notizie apparse sui media vi informo che ho ricevuto un avviso di garanzia per la campagna elettorale del 2020, mi affido all'operato della magistratura, per questo è a disposizione la mia disponibilità a ripristinare la mia onorabilità ha spiegato Anzalone.

Anche il Partito Democratico ha chiesto compattamente nel dimissioni del presidente Toti, già con una nota apparsa poche ore dopo l'arresto, e in consiglio regionale ha ribadito la posizione. "Ci troviamo di fronte a una delle pagine più buie delle nostre istituzioni e per questo bisogna individuale le responsabilità penali - spiegano i dem -. Siamo di fronte a un quadro insostenibile ed è quindi impossibile per la giunta operare nella piena libertà. C'è una giunta che non ha nessuna tenuta e non può fare nulla. In discussione c'è il sistema di come si gestisce il rapporto tra politica e giustizia. Quest’aula è stata espropriata negli anni e tutto si decideva altrove, voi non avrete la forza e legittimazione per prendere decisioni. Voi non potete pensare di essere la soluzione a un terremoto giudiziario come questo". 

Se fino alla mattina il clima era stato molto pacato, nel pomeriggio è scoppiata la bagarre, quando il presidente del consiglio Medusei ha dato agli assessori la possibilità di intervenire. La minoranza ha accusato la giunta di aver sovvertito il regolamento, perché a parlare doveva essere solo un rappresentante. In aula hanno preso la parola tutti i rappresentanti dei gruppi politici: dalla richiesta di dimissioni per opportunità politica e legislativa del centrosinistra, alla compattezza e fiducia attorno alla figura del presidente Toti, passando per le parole strozzate dei consiglieri indagati Cianci e Anzalone. Così si è consumato il primo consiglio regionale dopo il terremoto giudiziario, che avrà nuovi risvolti settimana prossima, dopo l'interrogatorio del governatore ligure Toti.