ROMA - Che Silvio Berlusconi potesse sedere al Colle era un'ipotesi improbabile già al momento del primo vertice del centrodestra, dove tra riserve, reticenze e dialoghi aperti sembrava che nessuno della coalizione volesse per davvero questa candidatura, forse ad eccezione di Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. Con il passo indietro e il ritiro della sua candidatura, annunciata nel corso dell’incontro tra i big del centrodestra per decidere come muoversi nella partita per il Quirinale, sfuma definitivamente l'idea del Cavaliere nei panni di presidente della Repubblica, che in un post su Facebook scrive: "Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la Presidenza della Repubblica. In questo stesso spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica. Continuerò a servire il mio Paese in altro modo, come ho fatto in questi anni. Occorre individuare una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la Nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro Paese nello scenario internazionale".
Nulla di inaspettato, viste le numerose perplessità già a partire dalle stesse donne di partito che avrebbero posto l'accento sui numeri in mano. Ma anche lo stesso Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria che conta 32 grandi elettori con il 'suo' partito Coraggio Italia, aveva già aperto all'ipotesi Mario Draghi e governo dei leader con proporzionale. Ipotesi non condivisa da molti, poiché c'è il timore di un rimpasto e in tanti vorrebbero 'blindare' Draghi alla sedia da premier. E nelle prossime ore potrebbe arrivare una o più 'candidature di partito'.
La partita è ancora tutta da giocare e si scende in campo per il primo appuntamento lunedì 24 gennaio. L’elezione avverrà con il Parlamento in seduta comune, a cui si aggiungeranno i rappresentanti delle regioni che per la Liguria, oltre al governatore, saranno Pippo Rossetti e Gianmarco Medusei. In totale saranno 1.009 i grandi elettori chiamati ad eleggere il Capo dello Stato: 315 senatori, a cui si aggiungono i 6 senatori a vita, 630 deputati e 58 delegati regionali, 3 per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno. Per i primi tre turni di votazione, il nuovo presidente della Repubblica dovrà ricevere la preferenza di almeno due terzi dell'assemblea, 673 voti, mentre dal quarto scrutinio basteranno 505 voti, ovvero la maggioranza dei voti.
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