Politica

Il terremoto tra Italia Viva e Azione sta agitando le acque intorno a quel centro, più o meno moderato, che non trova la sua giusta collocazione
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GENOVA - "Berlusconi c'è e lotta insieme a noi". Non è il titolo di un film, almeno non per adesso, ma lo slogan che aleggia in Forza Italia negli ultimi giorni, da quando Silvio Berlusconi ha lasciato la terapia intensiva, dopo il ricovero per una polmonite annessa alla leucemia che lo ha colpito da diverso tempo. A delucidarci sulle condizioni dell'ex presidente del Consiglio è Carlo Bagnasco, coordinatore regionale di Forza Italia: "Ho un rapporto diretto con la famiglia, la situazione è buona anche se lo spavento è stato importante ma ora è tutto sotto controllo. Lui è eccezionale e ha una voglia di fare pazzesca, siamo tutti con lui e a oggi ci possiamo ritenere soddisfatti". E nel frattempo, mentre il cavaliere porta avanti la propria battaglia contro la malattia, il partito sta organizzando per il 5 e il 6 maggio a Milano un doppio incontro al quale "speriamo possa partecipare anche il nostro presidente". 

Ma lo sappiamo, la politica è fatta di "bordate", più o meno, rumorose. E quelle che arrivano a Forza Italia riguardano il futuro del partito, dopo la possibile uscita di scena del suo leader. Gli azzurri però non ci stanno, come contesta lo stesso coordinatore ligure Carlo Bagnasco. "Basta con queste narrazioni che Forza Italia è finita, Berlusconi ha fatto la storia del nostro paese e tutto il mondo politico riconosce la sua forza, è unico". Insomma, non ha dubbi il sindaco di Rapallo, "Forza Italia è Berlusconi". E questo credo che nessuno, né tra i fruitori né tra i detrattori, possa contestarlo. Il vero tema è un altro: cosa ne sarà di Forza Italia quando Berlusconi, come si dice nel calcio, appenderà gli scarpini al chiodo? Tra le ipotesi che circolano l'ascesa in politica della primogenita Marina, presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori Editore. I bookmakers puntano su di lei, anche se questa è una voce che si rincorre da anni, ma almeno per adesso, non vi è mai stata conferma. E l'interessata ha sempre declinato

"A ogni elezione dicono che Forza Italia è finita - attacca Bagnasco - e invece noi riusciamo sempre a fare da trait d'union nella coalizione di centrodestra. Siamo all'8% grazie al nostro presidente. Ci sono partiti che in passato hanno superato il 30% e ora sono lì, a pari merito nostro", la frecciata di Carlo Bagnasco al partito amico della Lega, che negli ultimi anni ha perso molti punti percentuali, favorendo la crescita di Fratelli d'Italia. "Quello che succederà lo decideranno Silvio Berlusconi e la sua famiglia, insieme alla premier Giorgia Meloni con cui governiamo. Noi stiamo dando un importante contributo all'Italia nei rapporti con l'Europa, il nostro leader c'è e la struttura di partito anche, con le nuove nomine" ha aggiunto Carlo Bagnasco. E infatti Silvio Berlusconi, poche ore prima del ricovero all'ospedale San Raffaele di Milano, ha ribaltato le cariche apicali: Paolo Barelli, filo governativo, è il neo capogruppo alla Camera, subentrato ad Alessandro Cattaneo; mentre Licia Ronzulli resterà capogruppo al Senato, per ora, perdendo però il coordinamento del partito in Lombardia. Una scelta che sembra spingere più a destra che al centro, un centro che in questi giorni si trova in una vera tempesta perfetta.

"Non possiamo non parlare di quei partiti che sembravano il futuro, nati ieri (Bagnasco si riferisce all'oramai ex Terzo Polo di Renzi e Calenda ndr) e avete visto com'è finita, si parlava di questo partito che era la fine del mondo, tutta l'Italia avrebbe votato loro e invece... tanto male Forza Italia non è, così mi dicono i nostri tanti militanti che mi hanno chiamato in questi giorni. Noi abbiamo una lunga storia, altri partiti sono nati e  dopo sciolti come neve al sole". E poi, arriva la stoccata del coordinatore regionale di Forza Italia Carlo Bagnasco, che sa di confessione finale: molti ex esponenti di FI che sono fuoriusciti dal nostro partito ora si sono ravveduti. Che siano i big Carfagna, Gelmini e Brunetta a essersi pentiti non è dato sapere, ma certo il terremoto tra Italia Viva e Azione sta agitando le acque intorno a quel centro, più o meno moderato, che non trova la sua giusta collocazione, in un Paese che sembra guardare a destra o a sinistra.

 

 

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