Politica

Quindici giorni a casa. "La tecnologica mi ha aiutato, ma che liberazione poter uscire"
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La pandemia ha cambiato il modo di fare politica, o meglio, ha reso il divario più evidente. Nel pieno della quarta ondata, consiglieri e sindaci savonesi sono andati al voto per eleggere il nuovo Consiglio provinciale. Per la prima volta, le modalità di votazione sono state due, quella "classica" e quella domiciliare per gli amministratori sottoposti a quarantena o in sorveglianza attiva. Oltre al seggio a Palazzo Nervi, ne è stato istituito uno secondo delocalizzato a Carcare.

"Dopo i primi sintomi ho fatto un test in farmacia, poi risultato positivo. Era il 3 dicembre. Non mi sono perso d’animo, ho preso il telefono e sono partito con chiamate, messaggi e videochiamate agli amministratori del territorio", racconta il vicesindaco di Garlenda Alessandro Navone, neoeletto consigliere provinciale.

"Per come vedo io la politica, il rapporto interpersonale resta fondamentale. Ammetto però che con i sistemi di messaggistica e i social si può lavorare bene anche da casa. Il modo in cui è cambiata la società durante la pandemia lo dimostra. In politica i risultati risentono del lavoro fatto nel tempo, tuttavia ho avuto la conferma che, se si lavora bene, mantenere i contatti è semplice". 

Dopo che il soggetto viene preso in carico dall’Asl, la media di giorni di quarantena è di circa quindi giorni. "Il 18 dicembre ho usufruito della votazione domiciliare in attesa della conferma del tampone negativo. Quando i messi si sono presentati con le tute protettive, ho capito di voler uscire e tornare alla normalità, perché per quanto possiamo essere tecnologici non possiamo trincerarci dietro un telefono. Il giorno dopo ho finalmente potuto assistere allo spoglio delle schede", conclude Navone.