GENOVA - Ospite di Terrazza Colombo Maria Stella Gelmini, ministro per gli affari regionali e le autonomie nel governo Draghi, venuta in visita a Genova a sostegno dei candidati liguri di Azione-Italia Viva in vista delle elezioni del 25 di settembre.
Riavvolgiamo il nastro: la decisione di lasciare Forza Italia. E’ legata esclusivamente alla caduta del Governo Draghi o questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Ricordiamo il suo impegno riformatore all’interno del partito.
"Quando accaduto con Mario Draghi è stato soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che già da tempo era colmo. Avevo notato uno sbilanciamento a destra verso Matteo Salvini e si era anche parlato di una federazione con la Lega, cosa che è molto distante dai miei ideali liberisti, europeisti e moderati della Forza Italia del '94. La scelta con il caro energia e materie prima, con ancora la pandemia in corso, con l'inflazione sopra l'8%, la scelta di far cadere il più illustre degli italiani e lasciare il paese indifeso, con le Camere sciolte, è stata la prova che la Forza Italia in cui ho militato non esistesse più e di come fosse diventata una brutta copia della Lega. Carlo Calenda, invece, ha sempre difeso il Governo anche nei momenti difficili e posizioni come la legge sulla concorrenza, la delega fiscale, i vaccini, su cui non ha mai sbandato: ha dimostrato uno spirito liberale e riformista che rispecchia il mio agire politico".
Lei però ad un certo punto ha 'rischiato' di trovarsi nella stessa formazione con il Partito Democratico, è sollevata per come sono poi andate le cose?
"Sicuramente se non volevo correre rischi, rimanevo in Forza Italia dove un seggio lo avrei avuto. Ho scelto la strada più impervia perché è questo di cui ha bisogno il paese, se non vogliamo tornare al solito scontro destra-sinistra, comunisti-fascisti, con tante chiacchiere e pochi fatti concreti. Il Terzo Polo rappresenta la necessità di non far perdere tempo al paese, con una figura in Europa come Mario Draghi, che credo essere la più attrezzata a intervenire nei tavoli internazionali. Rispetto alla possibile alleanza con il Pd, credo che dobbiamo definire i partiti per chi sono e chi rappresentano non per chi sono gli alleati. Calenda aveva proposto un patto al Pd, che era taglio del cuneo fiscale, revisione del reddito di cittadinanza, europeismo e atlantismo: ha retto una notte, preferendo l'accordo con l'Italia del no di Fratoianni e Bonelli. Noi abbiamo scelto la strada più difficile che può dare stabilità al paese. Anche se ci fosse un governo di centro destra o sinistra, il governo non durerebbe più di un anno viste le contraddizioni che ci sono all'interno dei partiti. Noi staremo con chi vuole schierarsi dalla parte del metodo Draghi, che ha provato di fare delle cose. Abbiamo realizzato 20 riforme che hanno permesso di portare 50 miliardi di risorse del Pnrr, credo che questo sia stato un beneficio. Interrompere questo percorso virtuoso per interessi di partito e paura dei sondaggi credo sia stato un segnale di irresponsabilità. Chi va a Palazzo Chigi deve avere già una solida esperienza per andare in Europa, con rapporti internazionali che permettano di confrontarsi e anche scontrarsi con gli altri paesi, in un momento in cui l’economia profondamente a rischio: adesso, invece, ci troviamo con le camere sciolte e il Parlamento paralizzato con un decreto sull’energia per cui serve l’autorizzazione che non arriverà forse prima di giovedì. Il Governo è fermo per colpa di chi ha detto di essere a difesa di professioni e partite Iva e poi per mero interesse ha fatto perdere 8 mesi al nostro paese. Un conto è arrivare alla fine della legislatura in maniera ordinata, un altro è così".
Avete chiamato Mario Draghi, però?
"Anche la prima volta Mario Draghi non aveva l'ambizione di ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio: siccome la situazione del paese non è cambiata, le condizioni economiche sono ancora drammatiche, perché di fronte ad una nuova chiamata dovrebbe dire di no? Promesse e balle che sentiamo tutti i giorni sfascerebbero la nostra economia, bisogna proseguire a lavorare seriamente, rimboccandosi le maniche e con attenzione, portando avanti il Pnrr e altre riforme necessarie".
Chi comporrebbe però il Governo Draghi 2? Con chi lo si può fare?
"L’opzione nasce soltanto se il Terzo Polo raggiungerà la doppia cifra, altrimenti avremo da una parte Meloni e dall'altra Letta. Io credo che si dovrebbe fare con Forza Italia o Pd, la 'maggioranza Ursula', con forze che quindi che capiscano che prima si deve salvare il paese, non questo è il momento delle ambizioni personali e delle illustrazioni dei programmi. Quando sento che si vuole revisionare il Pnrr, è quella la strada per andare a sbattere contro un muro: se non dimostriamo ora serietà, l'Europa con noi un piano energetico condiviso non lo farà mai".
E’ delusa che i centristi di Toti abbiano aderito al centrodestra?
"Toti non ha aderito alla nostra opzione e questo mi dispiace perché è un ottimo amministratore come il sindaco Marco Bucci, in questo momento ha scelto la destra di Meloni e Salvini per la sua formazione in giunta qui in Regione, ma non penso che il suo ruolo sia nella destra estremista. Lo vedrei meglio con il Terzo Polo".
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"Noi andiamo oltre, diciamo no ai partiti dei no. Noi siamo andati a Piombino dove c’è da installare il rigassificatore per dire sì, noi siamo stati al termovalorizzatore di Acerra, noi siamo quelli che vogliono dire sì alle opere e alle infrastrutture".
Anche collaborando con un governo di centrodestra?
"Sulle infrastrutture noi diremo sempre di sì, qualsiasi governo ci sia perché il paese ne ha bisogno".
Autonomia regionale, tema molto sentito dalla Liguria...
"Se Salvini non avesse fatto cadere il governo, l'autonomia regionale anziché essere un punto del programma sarebbe stata una legge sicuramente approvata in Consiglio dei ministri e in discussione alle Camere. Io ho lavorato per 18 mesi con governatori come Toti, Fontana e Zaia e ora abbiamo buttato tutto alle ortiche".
IL COMMENTO
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