GENOVA - Il premier Mario Draghi ha parlato al Senato e tra applausi e standing ovation ora si attendono le 18.30, ora in cui dopo gli interventi delle forze politiche ci sarà la 'chiama' per la fiducia. Il timing della giornata prevede anche, sempre che le condizioni lo permettano, una pausa alle 10.30 per la consegna del discorso del presidente alla Camera. L'Aula del Senato dovrebbe riprendere intorno alle ore 11 con la discussione generale che dovrebbe durare circa cinque ore. Il dibattito quindi inizierà alle 11 e si concluderà alle 16,30. La replica dalle 16,30 alle 17 (LEGGI QUI).
A lanciare un messaggio di supporto pochi momenti dopo il discorso è Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e leader del partito Italia al Centro: "Dal primo istante abbiamo detto che avremmo votato la fiducia a Mario Draghi, oggi dopo aver sentito il discorso del Premier la voteremo orgogliosamente! Il progetto di modernizzazione dell’Italia tracciato dal Presidente del Consiglio si contrappone in modo netto alla fuga dalla responsabilità del dibattito politico di queste ore. Il Governo vada avanti deciso, il nostro compito invece è quello di lavorare per cambiare la politica e ridare al Paese progetti e una classe dirigente all’altezza. Ricreazione finita: governare vuol dire decidere e fare per l'Italia e gli italiani! Noi ci siamo".
"Sono molto soddisfatta, credo sia l’ora di finirla con le proteste dei riclassificatori, perché noi abbiamo bisogno di smarcarci dalla Russia per risolvere la crisi energetica. Ci è piaciuto lo stile chiaro, netto, asciutto di Mario Draghi", così Raffaella Paita, deputata di Italia Viva e presidente della Commissione Trasporti, che ha voluto ribadire la posizione di Matteo Renzi e del suo movimento. "Noi come Italia Viva siamo certi per rinnovare la fiducia per il premier, altrimenti il Pnrr, la nuova diga foranea e i fondi in più, la digitalizzazione sarebbero a rischio e la responsabilità sarebbe di chi ha aperto la crisi e di chi – irresponsabilmente – non voterà la fiducia a Draghi".
"Draghi doveva usare toni più moderati" nei confronti delle manifestazioni dei lavoratori. Edoardo Rixi, deputato della Lega, conversando con i giornalisti al Senato è stato molto critico sull'intervento del premier a Palazzo Madama. "In un discorso così alto dire che i lavoratori o le manifestazioni sono un problema per il paese ...il problema del paese è la crisi economica che peggiorerà in autunno", ha detto il leghista. Finita l'assemblea con parlamentari, ministri e sottosegretari della Lega. "Totale sintonia dei presenti e compattezza col segretario Matteo Salvini", ha reso noto la lega.
Qualche ora dopo, il leghista Edoardo Rixi ha svelato: "È escluso un Draghi bis. Senza fiducia la crisi è in mano del capo dello Stato". Rixi lo ha scritto sul suo profilo social lo stesso Rixi in un post citando 'fonti di governo'.
A commentare ai microfoni di Primocanale le parole di Draghi è anche il deputato Roberto Cassinelli (GUARDA QUI): "Il premier ha fatto l'elenco dei risultati già ottenuti, delle scadenze che arriveranno i primi giorni di agosto e dei provvedimenti che devono assolutamente trovare attuazione, non per l'interesse del Governo, ma per quello degli italiani. Diciamo che ha lasciato una porta aperta, ha posto una domanda a tutti i parlamentari: siete pronti a ricostruire quello che in questi mesi è arrivato a questi risultati?"
"Nessuno era presente al colloquio con Mattarella, quindi non sappiamo esattamente cosa è stato detto ma lui stesso ha ammesso che gli appelli che gli sono stati rivolti dai 2000 sindaci - ha continuato -, dalle categorie e anche dai leader stranieri, hanno fatto breccia nel presidente a riconsiderare. Il suo discorso si conclude con una domanda una domanda: se ci siete io ci sono, per vivacchiare io non sono disponibile".
Tra i parlamentari che invece non sono rimasti stupidi dalle diverse paginate di parole lette dal premier al Senato verso le 9,30 di questa mattina c'è Mattia Crucioli, senatore ligure di Alternativa c'è (GUARDA IL VIDEO): "Quelle parole suonano come monete false, io credo che la lettura che ha dato dicendo che l'Italia è ora più forte, che gli obbiettivi che erano la pandemia, l'economia e il sociale, non sono stati centrati, ma questa è la mia opinione. Su quello che accadrà, riaprire la discussione per dare la possibilità ai partiti di riposizionarsi nella maggioranza come ha fatto questa mattina Draghi era esattamente quello che mi aspettavo. Non so come reagirà il movimento Cinque Stelle, accenni a una eventuale apertura non ne ho sentiti, anzi, ho notato qualche stoccata a nervi sensibili al partito come reddito di cittadinanza e superbonus. Credo che il Movimento, a fronte di questo discorso, resterà fuori. Se non perdendo la faccia chiaramente, dovrebbe non votare la fiducia e ritirare i ministri. Io temo che ci sarà un Draghi bis, nonostante io creda che sia bisogno di tornare al voto".
A Primocanale anche il deputato di Leu e sindaco di Bogliasco Luca Pastorino (CLICCA QUI): "Draghi è stato duro ma non durissimo come qualcuno si aspettava, ha toccato tutti i punti che doveva toccare. Secondo me è un discorso che ha attenzionato nella loro completezza i nove punti proposti dai Cinque Stelle, mettendo all'angolo Lega e in generale il centro destra. È stato chiaro: se siete disponibili lo facciamo, ma insieme. Adesso vedremo come andrà, da qualche chiamata e qualche voce girata nel senato si ha l'idea che il Movimento non sia disponibile a rinnovare il patto, la sensazione è questa, ma vedremo come andrà a finire. Vedremo anche chi parlerà, se Giuseppe Conte rivendicherà seguito dai suoi. È un percorso tutto in salita".
"Non so se ci sono le condizioni, la domanda di Draghi era chiara - ha sottolineato Pastorino -: insieme vuol dire tutti, io la interpreto così. Se così fosse, Draghi tornerebbe dicendo a tutti gli italiani: avete visto? Quà non c'è la volontà di rinnovare il patto, quindi io non sono disponibile'. Anche la Lega non ha applaudito in aula, Salvini è stato un po' messo all'angolo ma non credo che la Lega si assuma la responsabilità di far cadere il governo, cosa che invece il Movimento Cinque Stelle si".
Alla luce dei recenti sviluppi che hanno visto vacillare la maggioranza di governo, i sindacati confederali della Regione Liguria rilanciano un appello alla politica locale e nazionale a mettere il senso di responsabilità davanti a tutto in un momento tanto delicato come quello attuale per il Paese: "La gestione dei fondi del Pnrr, già turbata da inflazione, guerra e siccità, sarà la bussola che indicherà la rotta dell'Italia nei prossimi anni – sottolineano Luca Maestripieri (Cisl), Maurizio Calà (Cgil) e Mario Ghini (Uil) –. Oggi più che mai la politica deve tenere saldo il timone che garantisca stabilità, prospettive e futuro al mondo del lavoro e ai cittadini. Noi siamo pronti a fare la nostra parte nella nostra Regione, nei territori e nelle categorie per favorire e vigilare sui progressi della ripartenza, ma occorre che prevalga da tutto il mondo istituzionale la massima attenzione ed un forte senso di responsabilità nei confronti dei giovani dei lavoratori e dei pensionati per poter essere all’altezza delle sfide che il futuro ci presenterà nei prossimi mesi che saranno fondamentali per il Paese e per la Liguria" concludono.
IL COMMENTO
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