GENOVA - "Si chiama Italia al centro perchè di leader che si sono messi direttamente loro al 'centro' ne abbiamo visti troppi. Ora cerchiamo di costruire qualcosa che resti, anche quando su questo palco non ci sarà più Giovanni toti". Così il presidente di Regione Liguria e leader di Italia al Centro durante la prima convention nazionale del partito nel cuore di Roma.
Un'occasione per un dialogo non solo tra amministratori e sostenitori del movimento provenienti da tutta Italia, ma anche tra sindaci, parlamentari, ministri e leader politici di altri partiti, con cui il neo movimento si confronterà sui temi al centro dell’agenda politica attuale, sul percorso verso le elezioni del 2023 e sul futuro del Paese. Toti ha chiuso il convegno dopo i vari interventi riprodotti in diretta streaming sui social del movimento.
Si va da Carlo Calenda, in foto insieme a Giovanni Toti, Marco Bucci e Mariastella Gelmini, al presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, per arrivare a Guido Crosetto, ex parlamentare e fondatore di Fratelli d’Italia. E proprio Marco Bucci, intervenuto anche lui sul palco arancione, ha così risposto alla domanda su cosa voglia dire fare politica: " I cittadini hanno bisogno di una figura che si occupi di loro. Si può fare tutto quello che si lavora per fare: si può fare, bisogna combattere, avere idee ma anche le capacità: lo abbiamo dimostrato. I cittadini vogliono chi fa, non chi parla".
Per chiudere il cantiere l'intervento di Giovanni Toti. "Chi è che si dichiara di centro e vota Italexit? Dobbiamo lavorare per chiarire a tutti le idee. Lo dico con affetto verso chi in queste ore continua a dire il centro è mio, il centro è di tutti: è dei piccoli comuni, dei tanti amministratori, dei tanti militanti che montano i gazebo durante le campagne elettorali. Non è la nostra ambizione costruire il palco della piazza rossa, la mia ambizione è quella di costruire un cantiere che diventi un movimento politico, area culturale, che abbia dei generali non fissi però".
"Faremo un programma per uscire dal gioco delle coppie e delle alleanze - continua -. Oggi parliamo di cosa serve al Paese, come politica industriale, finanziaria, estera, economica, ambientale, diritti delle donne. Tutti grandi temi che sono sul tavolo ma che lasciano il campo sulle geometrie su centri e centrini".
"Essere moderati non significa essere moli, ondivaghi, incerti: noi saremo nettissimi, abbiamo convinzioni granitiche, solidissime ma queste convinzioni non ci impediscono di dialogare con tante persone passate su questo palco anche con visioni un po’ diverse dalla nostra. Ma se ci chiudiamo al confronto, chiudiamo alla cosa più alta e nobile della politica, ovvero la possibilità di trovare un programma comune e la massa critica per poterlo realizzare. Quindi serve grande chiarezza di idee ma anche grande capacità di dialogo: queste sono le qualità dei moderati".
A Roma la prima convention di Italia al Centro, Toti: "Il centro è di tutti" - LA NOTIZIA
"Grazie a Da Milano che ha fatto una straordinaria battaglia a Torino, a cui abbiamo creduto fino in fondo e credo abbia dato un contributo importante a riflessione del mondo a cui apparteniamo. È il mondo dei progressisti, dei liberali, di chi vuol fare le cose e si trova in una condizione in cui politica non ha più quella conformazione netta e cristallina della seconda repubblica ma in qualche modo, come fosse una foresta pietrificata, non riesce a cambiare se stessa per costruire qualcosa di diverso".
"Ringrazio la pattuglia dei nostri parlamentari: credo che la nostra presenza in Parlamento, non un gruppo di grande dimensioni, ma il nostro apporto è stato fondamentale in alcuni passaggi di questa legislatura e ci siamo saputi assumere responsabilità senza sedere al governo ma con quello spirito di servizio che ci ha portato ad approvare alcune riforme del governo Draghi che altrimenti sarebbero state un inciampo di percorso. Lo abbiamo fatto con quel senso di responsabilità che dobbiamo avere quando costruiamo qualcosa di nuovo".
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