cronaca

La denuncia di Primocanale a inizio 2020 con il gruppo Fb Viabilità Valle stura e Orba
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"Intonaco che si stacca dalla pila, ferro che si sbriciola toccandolo e quella porta d'accesso per le manutenzioni bloccata dai detriti tutto uguale a più di un anno fa". Così Giacomo Oliveri del Gruppo Facebook Viabilità Valle Stura e Orba descrive le condizioni del viadotto Piani sulla A26 nel territorio di Campo Ligure.


Primocanale nel gennaio del 2020 aveva documentato e denunciato le condizioni in cui si trovava (GUARDA IL VIDEO) nulla da allora è cambiato e dopo l'interdizione dei mezzi pesanti la scorsa settimana per il viadotto Valle Ragone (LEGGI QUI) la preoccupazione in Valle Stura è tornata alta.


"Tutte le volte che passiamo sopra al viadotto Piani ci vengono i brividi lungo la schiena - racconta Oliveri - chiunque di noi vedendo le immagini del Valle Ragone ha fatto in un lampo l'associazione con il viadotto Piani, la situazione, da un punto di vista di primo impatto visivo, non sembra tanto differente. Ci preoccupa l'intonaco che si stacca, il ferro che si sbriciola e quella porta bloccata dai detriti". Una porta che dovrebbe servire per entrare nella pila e verificare le condizioni, ma bloccata dai detriti caduti dal viadotto".


Tante le segnalazioni e i post arrivati anche negli ultimi giorni nel gruppo Facebook Viabilità Valle Stura e Orba creato tra chi costretto a prendere la A26 ogni giorno si è trovato diverse volte senza informazioni da parte di Autostrade, soprattutto in merito a chiusure e riaperture ritardate, e così si è pensato di aiutarsi a vicenda segnalando sul gruppo code, rallentamenti e problemi.


"Noi non siamo ingegneri - sottolinea Oliveri - però è chiaro che se uno vede le condizioni del Piani ed è costretto a percorrerlo poi non dorme sonni tranquilli nella maniera più assoluta".


La situazione della A26 è tra le più critiche in Liguria con cantieri che da Genova Voltri a Masone costringono automobilisti e camionisti a un'unica corsia, molto spesso in scambio di carreggiata, un'autostrada che in molti sono costretti a percorrere a causa della chiusura della statale del Turchino da più di un anno per la frana in località Gnocchetto comune di Ovada.


"Il problema sulla A26 - ricorda Oliveri - è che sai quando parti e non quando arrivi,
ormai è un terno al lotto non sai quanti scambi di carreggiata troverai, non sai su quante parti troverai con una corsia unica con tutti i problemi di sicurezza relativi, perché viaggiare in condizioni del genere con il cattivo tempo per esempio della settimana scorsa aumenta il rischio e questo non è normale, se in 40 anni e più si fanno poche o nessuna manutenzione e adesso si vuole fare tutto insieme non ci si può aspettare che questo ma noi dobbiamo pretendere di viaggiare sicurezza con una certa normalità".