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Duro botta e risposta tra il governatore e il deputato azzurro Mulè
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C'è fermento nel campo del centrodestra. Dopo aver detto addio a Forza Italia, Giovanni Toti lancia il suo movimento, che ha un nome evocativo: 'Cambiamo!'. Lo scopo? Portare avanti un "riformismo liberale popolare di massa che difende gli interessi nazionali". Nel mix che ha in mente il presidente della Regione Liguria c'è spazio per il sovranismo della Lega di Matteo Salvini e per il patriottismo di Giorgia Meloni. La novità è rappresentata dall'apertura - o non chiusura, dipende dai punti di vista - a quel pezzo di Forza Italia che comunque continua a ispirarsi a Silvio Berlusconi, nonostante la vena critica.

Il nome che il governatore fa non è casuale, perché si tratta di Mara Carfagna, che fino a pochi giorni fa condivideva con lui la responsabilità di traghettare gli azzurri in una nuova fase, prima che il Cav interrompesse il percorso lanciando la federazione 'Altra Italia'. "Mara ha fatto una scelta molto coraggiosa e anche lei condivide la necessità di un cambiamento, la considero un interlocutore", ha detto Toti. L'esordio ufficiale del nuovo soggetto politico di Toti sarà il prossimo 2 settembre, in una location simbolica come Matera, capitale della europea della cultura 2019, ma anche emblema di un Sud dalle vaste potenzialità che restano schiacciate dalla mancanza di infrastrutture e sviluppo. Lo step successivo sarà un tour in 13 regioni, poi le primarie.

Sperando che nel frattempo la 'strana coppia' Carroccio-M5S sia già scoppiata. "Di questo governo va superata la divisione del Paese tra buoni e cattivi, tra Nord e Sud, tra banchieri truffaldini contro risparmiatori truffati, tra grandi opere contro piccole: la visione manichea dei grillini", prosegue Toti. L'auspicio, viste anche le fibrillazioni interne, che alimentano di giorno in giorno la crepa nella alla maggioranza, è che l'esecutivo approvi la manovra "e poi si vada alle urne".

Dal suo (ormai) ex partito, però, arrivano bordate. Per Sestino Giacomoni, uno dei colonnelli più vicini al Cav, "non c'è uno spazio politico fuori Forza Italia e chi è uscito non ha mai avuto successo". Mentre Giorgio Mulè, che con Toti ha condiviso anche il percorso professionale, prima di quello politico, è convinto che "Forza Italia non vive alcuna crisi di identità", anzi è "il perno del centrodestra" e poi "c'è chi, folgorato sulla via dell'opportunismo, gioca a fare il leader con i voti degli altri spacciandosi per il 'nuovo'. Ma sappiamo com'è finita in passato".

Una puntura di spillo che ha provocato la reazione del governatore ligure: "Nel nostro movimento non ci sarà nessun Giorgio Mulè, nessuno a cui, senza aver mai provato a cimentarsi con preferenze e scelte dei cittadini, viene regalato un collegio blindato, passando sulla testa di tanti amministratori del territorio che più di lui certamente meritavano". A difesa dell'ex direttore di Panorama sono intervenuti i due deputati liguri Roberto Bagnasco e Roberto Cassinelli. "Tutti i parlamentari liguri di Forza Italia sono sempre stati in prima linea per il nostro territorio. Con Sandro Biasotti, Manuela Gagliardi e Giorgio Mulè abbiamo attivato un dialogo permanente che ci ha portato a importanti risultati a difesa di famiglie e imprese liguri". Il dado è tratto.