La Digos di Torino ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare che ha permesso di arrestare sette anarchici e indagarne altri otto nell'ambito dell'operazione denominata 'ScriptaManent' nei confronti della Federazione anarchica informale (Fai). Tra gli attentati organizzati dalla cellula c'è anche quello a Roberto Adinolfi, il dirigente di Ansaldo gambizzato il 7 maggio 2012 a Genova, anche se le indagini partono "da molto più lontano".
L'attentato ad Adinolfi, ad dell'Ansaldo Nucleare, avvenne per mano di appartenenti al cosiddetto 'Nucleo Olga', espressione del cartello eversivo Fai. Il tribunale di Genova, che riconobbe le finalità terroristiche, condannò nel novembre 2013 Alfredo Cospito (10 anni e 8 mesi) e Nicola Gai (9 anni e 4 mesi). Anche loro sono stati colpiti da un'ordinanza di custodia cautelare per il "grave pericolo di inquinamento probatorio". L'indagine, attraverso l'analisi di un'enorme quantità di documentazione ideologica, ha permesso di ricostruire la struttura associativa e l'evoluzione internazionale della Fai.
Una cellula accusata di quasi 50 azioni di natura terroristica-eversiva, in 13 anni di attività. Come espressamente affermato nel programma criminoso stilato dai 'soci fondatori', ricostruito dagli investigatori attraverso l'analisi documentale di numerosi scritti, le azioni erano finalizzate a realizzare la "distruzione dello Stato e del capitale" portando l'attacco alle strutture del "dominio".
Tra gli obiettivi privilegiati dall'associazione quelli istituzionali, come caserme di carabinieri, polizia e dei vigili urbani, istituzioni politiche e amministrative, ma anche giornalisti, strutture aziendali e università. Il Fai non disdegnava però anche anche luoghi pubblici e/o zone residenziali.
Anche due anarchici genovesi sono stati perquisiti, pur non essendo indagati. Si tratta di un uomo e una donna, di circa 35 anni, residenti nel centro storico cittadino e già noti alle forze dell'ordine per la loro appartenenza all'area anarco-insurrezionalista. Nel corso delle perquisizioni nei due appartamenti dove vivono è stato sequestrato del materiale ora al vaglio degli inquirenti. Nell'ambito della vasta operazione, i poliziotti hanno sottoposto a perquisizione oltre 30 anarchici e 29 abitazioni dislocate in Piemonte, Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Campania e Umbria.
L'operazione della Polizia di Stato contro gli anarchici della Federazione anarchica informale (Fai) contesta agli arrestati il reato di associazione con finalità di terrorismo e attribuisce agli stessi l'esplosione di tre ordigni: uno presso il quartiere Crocetta di Torino del 5 marzo 2007 e due presso la Caserma allievi Carabinieri di Fossano del 2 giugno 2006. Gli ordigni in entrambi i casi erano programmati per esplodere a breve distanza l'uno dall'altro, per arrecare danno all'incolumità delle forze dell'ordine intervenute sul posto.
Le sigle che accompagnavano le rivendicazioni erano leggermente diverse, ma la matrice era sempre la stessa. Altre iniziative riconducibili alla Fai non sono state attribuite formalmente agli indagati: è il caso del pacco-bomba del 2003 a Romano Prodi, del plico esplosivo nell'aprile del 2013 al quotidiano La Stampa, dell'attentato del gennaio 2016 al tribunale di Civitavecchia.
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Terrorismo, sette anarchici arrestati: è la cellula dell'attentato Adinolfi
Operazione 'ScriptaManent' contro la Fai, 30 perquisizioni
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