cronaca

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Di fronte ai numeri spaventosi che ogni pomeriggio vengono diffusi e che sopratutto colpiscono con la cifra dei decessi, comunicata per ultima e spesso commentata con un avverbio quasi sussurrato, “purtroppo”, c’ è veramente da chiedersi chi sta morendo di Covid.


Un anno fa, soltanto un anno fa, il messaggio era chiaro: soccombono i più anziani, sopratutto quelli con co-morbilità _ si diceva nel linguaggio a cui ci siamo abituati tristemente.

Abbiamo allora capito che una intera generazione, la migliore della nostra. Storia, quella che aveva fatto la guerra in tutti i sensi e rifatto l’Italia dopo,  soccombeva falciata dal virus maledetto.

Su quelle cifre della primavera terribile nel primo lock down totale si è molto
discusso. Ricordo diverse interviste di Matteo Bassetti, il nostro direttore delle Malattie Infettive, nelle quali si sottolineava come quel calcolo spaventoso fosse ingannevole, perché sommava alle vittime effettivamente provocate dal virus anche i pazienti che soccombevano “con” il Covid, ma perché affetti da altre gravissime patologie. Tutti calcolati insieme, mentre negli altri Paesi questa somma non veniva fatta.

Bassetti disse anche che gli era capitato di vergognarsi  da medico per quei numeri italiani delle vittime, tanto più pesanti rispetto agli altri paesi, quasi la confessione di una incapacità del sistema sanitario di casa nostra ad affrontare la pandemia.

Un anno dopo e nel pieno della terza ondata continuano a morire i più anziani o qualcosa è cambiato in questa contabilità che si avvicina oramai ai 110 mila morti? Chi ce lo può spiegare cosa c’è esattamente dietro a quella cifra che ogni sera ci crocifigge?

Oggi il Covid galoppa tragicamente anche in mezzo alle generazioni più giovani di quella “falciata” subito. Anzi, nella contabilità dei contagi la media dell’età si è abbassata notevolmente.

Ce lo dicono i report quotidiani da ogni angolo d’Italia. Ma poi nessuno spiega l’altro dato, quello dei lutti. Solo nei rapporti più dettagliati viene sottolineato che tra i deceduti di quel giorno ci sono pazienti compresi tra una  data età e un’altra. La seconda è sempre molto alta, la prima oscilla.

Di questo virus, di questa malattia, continuiamo a sapere poco, aspettando che i vaccini incomincino a ridurre quei numeri.

Anche dei morti, che spariscono in quel tunnel  ogni giorno, lontano dai loro affetti, inghiottiti in un’ambulanza, poi in un’ospedale, in una corsia, in una terapia intensiva, continuiamo a sapere poco e ciò aumenta quella terribile sensazione di una emergenza fuori controllo.