cronaca

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Il paese si appresta a riaprire. Con tempi e modalità diverse, con regole da rispettare, con il timore della ripresa dei contagi che non ci abbandonerà, con molte imprese che continueranno a soffrire, con settori nevralgici come commercio e turismo che pagheranno a lungo le conseguenze di questa emergenza. Torniamo anche a vedere gli amici, sarà concesso. E così anche i nostri bambini ritroveranno i loro compagni, nei parchi, nelle vie, nelle spiagge con distanziamenti da rispettare. Potranno anche ritrovarsi in chiesa, visto che riprenderanno le messe, magari accompagnati dai nonni. E forse nei centri estivi e in altri luoghi aperti e chiusi. Via libera.

Per i bambini sarà psicologicamente importante, ma questa decisione stride con quella presa ormai da tempo: fino a settembre le scuole rimarranno chiuse. Questa è l’unica certezza che i nostri governanti hanno sempre mantenuto salda: il rientro negli istituti scolastici non s’ha da fare. Evidentemente si pensa che dentro la scuola sarebbero stati più facili i contagi. Ma forse la scuola sarebbe stato il luogo ideale per condividere questa emergenza, imparare il rispetto delle regole, far diventare i bambini protagonisti della ripartenza.

Si teme forse che i nostri ragazzi non sarebbero stati in grado di recepire i comportamenti da tenere nelle classi, che non sarebbero stati all’altezza. Lo pensano molti adulti, quelli che ripetono frasi del tipo “Ai nostri tempi era tutto diverso”, quelli convinti che i ‘giovani d’oggi’ non abbiano valori. D’altra parte oggi si rimpiangono gli anni 2000. Vent’anni fa si rimpiangevano gli anni ’80, quarant’anni fa gli anni ’60. Si idealizzano periodi del passato, per giustificare le insoddisfazioni del presente. Si colpevolizzano e si danneggiano i giovani come se fossero i responsabili dei mali del nostro tempo, e magari anche del nostro invecchiamento.

Invece dovremmo tutti renderci conto che il mondo cambia, le nuove generazioni sono diverse da quelle precedenti, ma non sono peggiori. Utilizzano strumenti nuovi, hanno a che fare con innovazioni e cambiamenti rapidi e radicali, ma sono più veloci ad apprendere e ad adattarsi alle trasformazioni del nostro tempo.Per questo penso che se fossero ripartite anche le scuole, sarebbe potuto essere quello il luogo migliore per diffondere principi e direttive che dobbiamo seguire. Sarebbe stata anche l’occasione ideale per fare educazione civica, con i ragazzi che hanno già dimostrato in altre circostanze di poter essere un veicolo per trasmettere in famiglia principi trascurati dagli adulti.

Un banale esempio: i progetti di promozione della raccolta differenziata nelle scuole sono stati utili per fare in modo che i giovani facessero entrare nelle case le regole da seguire per un corretto riciclo della spazzatura, stimolando i genitori e chiedendo loro di osservare le regole. Con il coronavirus, l’emergenza, le norme da seguire per ridurre il rischio dei contagi, riportare i bambini a scuola nella fase due, oltre a fare bene alla loro crescita, sarebbe servito per far comprendere e poi diffondere i comportamenti da tenere in questo periodo così delicato. E gli stessi ragazzi ci avrebbero potuto dare una bella lezione.