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La senatrice leghista Tesei vince con enorme vantaggio su Bianconi
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Un test locale, ma di grande peso politico. Il voto regionale in Umbria è stato il primo banco di prova per la maggioranza M5s-Pd-Leu (senza Iv) e il primo banco di prova per il centrodestra riunito dopo la fine del governo giallo-verde. Ha vinto, anzi stravinto, la senatrice leghista Donatella Tesei. Umiliato di fatto nel risultato Vincenzo Bianconi, il candidato civico messo in campo da Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Italia Viva non ha presentato una propria lista e Matteo Renzi non ha partecipato alla campagna elettorale.

Una sconfitta netta, che assomiglia quasi a una disfatta. I primi exit poll sul voto in Umbria hanno bocciato seccamente la coalizione M5s-Pd a sostegno di Bianconi. Secondo i dati, il centrodestra a trazione Lega con Tesei ottiene il 57,5% mentre la coalizione centrosinistra-M5s si ferma al 37,5%. Indietro, molto indietro anche rispetto alle più rosee aspettative. A Palazzo Chigi, nel Pd e nel M5s la sconfitta era ampiamente calcolata e anche nella maggioranza l'obiettivo prefissato era renderla meno netta possibile. Diverso il discorso per l'alleanza Pd-M5s-LeU.

Un risultato che mette fine all'esperimento giallo-rosso (almeno) su scala regionale.
Un post del Movimento 5 Stelle su facebook chiude la porta a nuove alleanze. "Facciamo prima di tutto i nostri migliori auguri di buon lavoro alla nuova presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e ringraziamo Vincenzo Bianconi per il coraggio che ci ha messo e le energie spese in questo percorso. Un grande grazie va agli attivisti e ai volontari che ci hanno messo la faccia più di tutti, in questa campagna elettorale in cui abbiamo sempre saputo che vincere sarebbe stato difficile. Il patto civico per l'Umbria lo abbiamo sempre considerato un laboratorio, ma l'esperimento non ha funzionato. Il Movimento nella sua storia non aveva mai provato una strada simile. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti. Abbiamo provato a dare a questa regione una alternativa che non prevedesse le solite dinamiche politiche, vista l'emergenza che sta attraversando", hanno scritto i pentastellati.

Pochi ritengono che l'esito del voto potrà avere effetti immediati sulla tenuta del governo e quindi della legislatura, ma tutti ritengono che potrà orientare i prossimi passaggi che avranno un indubbio influsso su esecutivo e Parlamento. All'interno del Movimento 5 Stelle è Gianluigi Paragone, su facebook, a spiegare la batosta sonora dei pentastellati. "La sconfitta era prevedibile ma era ancora più incredibile pensare che quel M5s che ha svelato il istema umbro, che ci ha messo la faccia in Consiglio regionale per scoprire le vergogne della Sanitopoli, è stato costretto a allearsi con il centrosinistra. Che razza di campagna puoi fare? E infatti l'abbiamo pagata, perché accade quando non hai coerenza. Quello che fa arrabbiare è la mancanza di coerenza. E abbiamo candidato un presidente vicino a Forza Italia. Il Movimento deve essere Movimento. Facendo il Movimento avremmo forse schiacciato il Pd".

Nel Partito Democratico la linea rimane quella più volte enunciata dal segretario Zingaretti: costruire un campo largo di centrosinistra coinvolgendo anche il Movimento 5 stelle. Si potrebbe cosi' puntare al 46% nel Paese. Ma il discorso nelle singole regioni e' diverso. Una sorta di accordo incrociato e' stato siglato per Emilia Romagna e Calabria: nella prima il M5s dovrebbe dare il via libera alla ricandidatura di Stefano Bonaccini, mentre in Calabria il Pd lascerebbe il campo a un candidato indicato dal M5s. Ma anche questo accordo risulta, alla luce del risultato in Umbria, 'sub iudice'. Agli occhi dei dem una coalizione larga di centro sinistra è una strada quasi obbligata. Il centrodestra visto a Piazza San Giovanni, in questo senso, non lascia dubbi: la destra non è più quella del passato, né per i temi e né per la compattezza. Tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini c'è stato un passaggio di testimone che radicalizza quel campo e lo rende, contemporaneamente, più forte.

Il leader della Lega alza la voce dall'Umbria in direzione del premier Conte e del suo esecutivo. "Centinaia di migliaia di italiani dicono che Conte deve andare a casa. Questo è un governo che non rappresenta la maggioranza degli italiani. è un voto locale che ha una valenza nazionale. Il M5s e il Conte di oggi non sono quelli che ho conosciuto, oggi amano le poltrone. Non penso che potranno andare avanti, aumenterà la litigiosità, cambiano la manovra ogni 15 minuti: mi domando se al Quirinale qualcuno non si stia domandando se una potenza come la nostra possa avere questo governo". E Salvini affonda il colpo quando parla di lezione di democrazia ai pentastellati: "La sinistra aveva preso l'Umbria come il proprio laboratorio sperimentale. Lo davano come il loro fortino", ha aggiunto. Parlando di quella del centro destra come la "vittoria della competenza". Salvini ha quindi parlato di "Conte, Di Maio e Zingaretti a Narni" e di "decreti terremoto improvvisati. Per il Pd e per il M5s è una lezione di democrazia, onestà e trasparenza che se la ricorderanno".

Un autentico trionfo alle elezioni regionali in Umbria lo registra Giorgia Meloni col suo Fratelli d'Italia: per la prima volta in doppia cifra a una contesa elettorale e terzo partito in Umbria sopra il Movimento 5 Stelle. "Gli italiani si liberano in Umbria di una sinistra di potere e affarista, con una vittoria schiacciante del centrodestra che ci consegna una una grande responsabilita' nei confronti dei giovani, della famiglie, delle piccole e medie imprese. Bisognerà fare grandi cose e le faremo. Gli italiani hanno detto chiaramente da che parte vogliono stare. Lega, Fdi e Forza Italia superano il 50%, Fratelli d'Italia in Umbria è il terzo partito e mi auguro che questo trend si concretizzi anche su scala nazionale. Fossi in Conte rassegnerei subito le dimissioni", ha concluso Meloni.

Anche il governatore ligure e fondatore di Cambiamo!, Giovanni Toti, si gode la larga vittoria del centrodestra in Umbria. Vittoria a cui ha partecipato in prima persona mettendoci la faccia in campagna elettorale. "Piccole lezioni umbre a spoglio appena iniziato. Prima: affluenza alta alle urne. Gli elettori hanno voglia di votare, anche se la maggioranza parlamentare costruita a tavolino dalla sinistra ritiene il contrario (chissà perché.. visti i risultati). Seconda: le alleanze costruite solo sul potere, passando sopra ogni differenza pur di salvare la poltrona, non imbrogliano nessuno. Crollano sia Pd che Movimento 5 Stelle. Aspettiamo con trepidazione di confrontarci con la coalizione giallo-rossa nelle altre regioni. Terza: il centrodestra stravince, con un potente urlo di orgoglio sovranista e una voce sempre più flebile dei moderati. Lega e Fratelli d'Italia, i due partiti più nuovi e con i messaggi più chiari, insieme sfiorano la maggioranza assoluta (complimenti!). Altrove, c'è ancora molto lavoro da fare", ha scritto Toti sulla sua pagina facebook.

L'ormai sicuro tsunami leghista riaccende anche la battaglia interna alla coalizione del centrodestra. Una coalizione nella quale Silvio Berlusconi rischia di vedersi superato da Giorgia Meloni. E il dato potrebbe accelerare le forze centripete che affliggono gli azzuri, verso Cambiamo! di Giovanni Toti o addirittura verso Fdi. Con Forza Italia "terza gamba" della coalizione diminuisce nettamente il peso dell'ex Cavaliere nella scelta dei candidati presidente nelle Regionali del 2020. Con Salvini che guarda al voto del 26 gennaio in Calabria e soprattutto all'Emilia-Romagna. Scardinando l'ultimo fortino rosso, l'ex ministro punta a far cadere il governo.