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La Commissione Affari costituzionali si prende altre 24 ore
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L'accordo non c'è ancora, ma il quadro sembra meno fumoso. Nel tentativo di trovare una intesa sulla date delle elezioni Regionali, la Commissione Affari costituzionali della Camera ha deciso di prendersi altre 24 ore per votare voto gli emendamenti al decreto che rinvia il voto in autunno. Il tutto è stato concordato dai gruppi durante l'ufficio di Presidenza. Il decreto sarebbe dovuto approdare in Aula domani mattina (27 maggio) ma il presidente della Commissione Giuseppe Brescia ha chiesto al presidente della Camera Roberto Fico ulteriori 24 ore di tempo per arrivare a un accordo, dopo che il governo aveva indicato il 20 settembre e il centrodestra aveva manifestato la propria opposizione, chiedendo lo slittamento almeno al 27 settembre. In tutto questo, nessuno tiene conto della linea indicata dalle Regioni.

Il governo è orientato verso un election day che metta insieme Regionali, le amministrative e il referendum sul taglio dei parlamentari. La data in pole position è quella del 20-21 settembre. E' l'ipotesi su cui si è ragionato nel corso del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi che ha anticipato la seduta della Aommissione Affari costituzionali sul dl Elezioni. Presenti con il premier Giuseppe Conte, il sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e i ministri capidelegazione della maggioranza all'interno del Governo: Alfonso Bonafede (M5S), Dario Franceschini (Pd), Roberto Speranza (LeU) e Teresa Bellanova (Iv). Nel frattempo la relatrice al decreto sul rinvio delle elezioni Regionali in autunno, Anna Bilotti (M5s) ritirava l'emendamento che anticipava la finestra del voto dal 15 settembre all'1 settembre, emendamento teso a far svolgere il voto domenica 13 settembre e il ballottaggio il 27.

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Un modus operandi che ha irritato Bonaccini e Toti,
presidente e vice della Conferenza delle Regioni. "Leggiamo le dichiarazioni del rappresentante del Governo che parla di accordo tra esecutivo e Regioni sulla data del voto il 20 settembre. Ma in realtà non c'è stato alcun accordo formale", hanno commentato i governatori. Cinque delle sei Regioni chiamate alle urne avevano indicato ufficialmente altre date: il 26 luglio, il 6 o al massimo il 13 settembre. "Il 20 settembre è una data dunque che non era ricompresa tra quelle indicate, che peraltro impedisce la riapertura di un anno scolastico, già di per sé molto difficile. Inoltre si tratta di una data a ridosso di ottobre, mese nel quale, stando alle relazioni del Comitato tecnico-scientifico del Governo, potrebbe riproporsi il Covid", ribadiscono Bonaccini e Toti.

Il testo del decreto non fissa una data ma una finestra e il centrodestra in commissione si è schierato compatto per il voto il 27 settembre. "Le elezioni regionali non possono tenersi il 20 settembre perché la campagna elettorale si terrebbe durante la stagione turistica", hanno ripetuto all'unisono nei loro interventi Francesco Paolo Sisto (Fi), Emanuele Prisco (Fdi) e Igor Iezzi (Lega). Tutti hanno infatti indicato la data del 27 settembre "che consentirebbe una campagna più corretta". Addirittura c'è chi in Forza Italia punta a un rimando ulteriore. "Non penalizziamo ulteriormente il comparto del turismo e fissiamo la data del voto per il 4 e 5 ottobre. Usiamo il buon senso, e non facciamoci trascinare, soprattutto in questo delicato momento, da inutili e dannosi interessi di parte”, afferma in una nota Mariastella Gelmini, capogruppo degli azzurri alla Camera dei deputati.

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Le Regioni navigano controvento
. In particolare Bonaccini e Toti, il vertice della Conferenza delle Regioni si trovano a lottare contro i mulini a vento. I loro stessi schieramenti, centrosinistra per l'emiliano e centrodestra per il ligure, non hanno tenuto in considerazione la volontà indicata dagli enti territoriali per il rinnovo delle amministrazioni entro la fine di luglio o al massimo i primi giorni di settembre. Il 20 settembre, invece, cade ben 4 mesi dopo la scadenza naturale delle legislature regionali. Mentre i cittadini stanno ormai tornando a una vita normale, agli stessi viene impedito per quattro mesi di votare. La decisione del Governo va contro ogni pronunciamento delle Regioni su una loro specifica competenza. Chiediamo una riunione urgente della Conferenza Stato-Regioni per ripristinare un leale dialogo tra le istituzioni su un tema così delicato", concludono Bonaccini e Toti. Mai le Regioni sono state così unite contro le scelte imposte da Roma, una unione bipartisan che sembra la vera anticamera a una maggiore autonomia.