cronaca

Il motivo del rinvio per ammettere le parti civili e perché la Corte d'appello decida sulla ricusazione del giudice
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Ha preso il via il processo sul crollo di Ponte Morandi all'interno della tensostruttura nel cortile del Tribunale di Genova con l'udienza preliminare in cui anche la presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno chiesto di costituirsi parte civile. Notizia inattesa che ha portato alla sospensione temporanea dell'udienza, poiché l'Avvocatura dello Stato ha dismesso il mandato per Roberto Ferrazza, il provveditore alle opere pubbliche per Liguria, Valle d'Aosta, Piemonte. Ferrazza, infatti, era difeso da un membro dell'Avvocatura dello Stato e quindi c'è stata una incompatibilità con l'incarico. Il giudice ha quindi sospeso l'udienza per nominare un difensore d'ufficio per Ferrazza che poi è stato individuato: oltre a lui sono una decina i dirigenti e dipendenti del ministero imputati. 59 gli indagati, oltre le due società Autostrade per l'Italia e Spea. 

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Ma poi l'udienza preliminare è stata rinviata all'8 novembre: il motivo è quello dell'istanza di ricusazione del giudice Paola Faggioni, presentata da parte dei legali dell'ex ad di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci e di altri imputati. La stessa gup in Aula ha detto di avere saputo dell'istanza nei giorni precedenti dalla stampa. La ricusazione è l'istituto giuridico per cui una delle parti del processo, in determinati casi, può chiedere che il processo stesso sia assegnato a un giudice diverso da quello prescelto, cosa che rallenterebbe il fitto calendario di udienze previste da qui a dicembre. Il motivo di questa richiesta è che il giudice Faggioni aveva chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari di Giovanni Castellucci, ex Ad di Autostrade, nell'ambito di un filone d'inchiesta parallelo a quello del crollo del ponte, quello dedicato ai pannelli fonoassorbenti. Secondo i legali, con quel provvedimento la giudice avrebbe già espresso una valutazione complessiva sull'operato di Autostrade, fatto che viene ritenuto come una prova della mancanza di 'equanimità' del Gup.

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L'8 novembre verrà resa nota la decisione della Corte d'Appello sul giudice Paola Faggioni
. Se verrà confermato il suo incarico, a quel punto il giudice dovrà ammettere le parti civili che hanno presentato la richiesta. Oltre alla decisione dell'ultim'ora da parte della presidenza del consiglio e del Mims, infatti, anche il Comune di Genova e Regione Liguria hanno presentato l'istanza e hanno chiesto anche la citazione del responsabile civile. In totale sono oltre 300 i soggetti che vogliono costituirsi come parte civile, tra cui i familiari delle vittime, diverse associazioni di consumatori e non solo, i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Questi 12 giorni sono stati concessi, oltre che per valutare tutte le parti civili che si sono presentate, anche per l'avvocato d'ufficio nominato oggi che dovrà studiare tutte le carte necessarie per poter difendere Roberto Ferrazza. 


Primocanale ha seguito in una lunga diretta dalle ore 8 questa importante giornata che segna l'avvio del percorso processuale che dovrà portare all'individuazione dei responsabili del crollo del 14 agosto 2018 che causò la morte di 43 persone. E proprio a Primocanale l'avvocato Antonio Cirillo, legale della famiglia Battiloro, ha commentato a fine della mattinata: "Il fatto che migliaia di persone siano presenti in questo processo comporta il rischio che questo processo si blocchi. E' giusto che associazioni o che gli sfollati rivendichino il proprio diritto al risarcimento, ma dobbiamo ricordare che qui in questa sede noi stiamo rappresentando la famiglia di un ragazzo di 28 anni morto nel crollo del Ponte, sono due cose ben diverse. Pensiamo soltanto se 50, 100, mille persone si aggiungono a questo processo, rischiamo che per ogni udienza sia necessario fare una sola udienza per l'appello. Chiedo a tutti di fare una riflessione, perché certe rivendicazioni possono essere fatte in un'altra sede".


I familiari delle vittime all'uscita dal Tribunale di Genova hanno ammesso di essere rimasti sorpresi dalla decisione della presidenza del Consiglio. "Per noi è un'ottima notizia, la decisione è avvenuta forse nella notte e speriamo che questa scelta possa incidere rispetto alla cessione di Aspi, vediamo le due cose abbastanza legate", commenta Egle Possetti, portavoce del Comitato ricordo vittime del Morandi e che nel crollo ha perso la sorella, il cognato, due nipotini. "Ha un valore simbolico forte la loro partecipazione". E sul rinvio: "In un primo frangente il giudice aveva deciso il 27 ottobre, ma su richiesta dei difensori degli imputati è stato portato più avanti. Di certo, la mole di documenti da fotocopiare e scannerizzare è immensa e credo che in supporto informatico sarebbe importante, specie nel 2021, e aiuterebbe a velocizzare i tempi in un processo di questo tipo".


Dello stesso avviso è Emmanuel Diaz, che quel 14 agosto 2018 ha perso il fratello Henry. "Lo slittamento dell'udienza preliminare è motivato, poiché questa volta la quantità di materiale che la cancellaria dovrà scannerizzare è enorme. E' impressionante vedere quante persone si sono costituite come parte civile, ma me lo aspettavo: quel ponte era fondamentale, ogni giorno ci transitavano più di 73 mila veicoli e giustamente in tanti sono rimasti danneggiati". E sulla trattativa in corso tra lo Stato e Atlantia dice chiaramente che "ora dovrebbe saltare, è inopportuna e lo abbiamo detto fin dall'inizio. Autostrade ha compiuto un atto terroristico, ha messo nelle proprie tasche miliardi in questi anni, senza fare le manutenzioni adeguate e oggi lo Stato, prendendo parte al processo, ha ammesso di non fidarsi così tanto, così come il Comune e la Regione".


"E' stata una giornata sotto il profilo emozionale molto pesante. Sono tanti 12 giorni di rinvio, ma la cancelleria non può sopperire in tempi più rapidi alla mole di lavoro. Speriamo che la ministra Marta Cartabia, che ci aveva promesso di dare una mano, invii qualcuno per velocizzare le procedure", si augura Paola Vicini, mamma di Mirko. "Sono rimasta non piacevolmente colpita dall’elenco di persone che si sono presentate come parte civile che hanno perso beni materiali, cosa che non può e non deve essere equiparata a una vita spezzata".