cronaca

Spesa a domicilio per i cittadini over 65 nel Municipio della PA
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Tuta, mascherina, doppi guanti, visiera: in tempo di Coronavirus è tempo di vestizione per tutti gli autisti e i soccorritori delle pubbliche assistenze. Alla Croce Bianca Genovese abbiamo assistito all’arrivo della chiamata di soccorso per paziente Covid o presunto Covid e alla successiva preparazione. Tempo stimato prima di partire con l’ambulanza: 5 minuti. Prima di infilare la tuta protettiva, quella bianca che oramai abbiamo imparato a conoscere, i militi devono rimuovere le calzature; solo a quel punto sono pronti per indossare la tuta, seguita poi dalla mascherina, dai doppi guanti e infine dalla visiera.

Un’operazione che spesso, quando è possibile, viene agevolata dai colleghi. Ad oggi alla Croce Bianca Genovese sono in media una quindicina al giorno le uscite per Coronavirus. Anche per loro, per dipendenti e volontari, è decisamente cambiato l’approccio al soccorso. “Sicuramente facciamo parecchia fatica anche perché dopo che indossi la mascherina si appanna tutto e vediamo meno bene, soprattutto per me è complicato perché indosso già gli occhiali”, racconta ai microfoni di Primocanale Valentina Mangiatordi, autista della Croce Bianca Genovese.

Valentina ci spiega come il segno delle mascherine e delle visiere rimanga per ore sui loro volti, volti di giovani donne e di giovani uomini che hanno deciso di mettersi al servizio degli altri, anche e soprattutto in epoca di Covid-19. Una volta terminato l’intervento, in questo caso il tempo stimato è di due ore e mezza, alquanto sopra la media rispetto al classico soccorso, si passa alla fase della sanificazione. Una vera e propria doccia nel cloro per eliminare i resti del Coronavirus, il segno distintivo dell’operazione rimane marchiato sulla scarpe anti infortunistica che da nere sono diventate, con il passare dei giorni, beige, sbiadite dal cloro stesso.

Gli autisti delle ambulanze, i soccorritori, hanno un nome, un volto, una vita privata al di fuori della propria pubblica assistenza e in epoca di Coronavirus l’obiettivo, per loro che sono in prima linea, è di proteggere se stessi e gli altri. “I soccorritori hanno una loro vita, i volontari per esempio hanno il proprio lavoro al di fuori e per questo bisogna tutelare chi ti sta intorno, bisogna riuscire ad essere lucidi e a non portare i segni del Covid all’esterno”, ci spiega Federico Ursi, soccorritore e responsabile comunicazione della Croce Bianca Genovese.

Sotto l’ombra del Covid-19 tra il mondo sanitario e i pazienti si comunica con lo sguardo, ed è proprio attraverso questo che ci si conforta a vicenda. “È una pandemia quindi anche noi potremmo avere paura, quella paura che leggiamo nello sguardo di chi andiamo a prelevare a casa, sono occhi che si assomigliano in questo periodo”, descrive la sensazione Federico Ursi. Oltre alle corse in ambulanza con i pazienti affetti da Coronavirus, la Croce Bianca Genovese ha dato vita al progetto ‘spesa a domicilio’ per i cittadini sopra i 65 anni, un servizio gratuito per ridurre le possibilità di contagio.

“Le persone che hanno necessità, naturalmente nei quartieri dove noi operiamo (Albaro, Carignano, Centro, Foce), possono telefonare allo 010/36.29.456 dalle 8 alle 12, una delle nostre ragazze del servizio civile si appunta la lista della spesa, la trasmessa al supermercato via mail che a sua volta conferma l’importo, a quel punto si ritira la spesa, la si recapita e infine si portano i soldi al market”, spiega il presidente della Croce Bianca Genovese Walter Carrubba.

Dalla spesa alle mascherine, la pubblica assistenza del presidente Carrubba distribuisce alle famiglie del Municipio di competenza le tanto agognate mascherine: “Ne abbiamo messe insieme un numero per 200 famiglie, la richiesta però è stata notevole, l’abbiamo così raddoppiata, in tutto saranno 400 le famiglie a cui le doneremo, ovviamente gratuitamente”, ci dice Walter Carrubba. Ne riuscirete a far avere altre, gli chiedo. “Non lo sappiamo, vediamo intanto quanto ci impegnerà questo lavoro, il costo e i servizi sono stati stravolti, vedremo…”, chiosa il presidente della Croce Bianca Genovese Walter Carrubba. È indubbio, avendoli visti all’opera, che ci proveranno.