salute e medicina

Giorgio Zembo racconta: "Il 14 febbraio un mio fan, poi risultato positivo e ricoverato, aveva suonato la mia armonica a bocca"
1 minuto e 53 secondi di lettura

“Ricordo quando si presentarono a casa mia per prelevarmi e portarmi all’ospedale Sant’Andrea: erano vestiti come marziani, non volevo andare con loro, non capivo ancora bene cosa mi stesse succedendo…”. Inizia così il racconto di Giorgio Zembo, in diretta su Primocanale, alla collega Emanuela Cavallo in una dolce mattinata spezzina caratterizzata da un pallido sole offuscato dal caligo.

 


Esattamente un anno dopo il 25 febbraio del 2020, il primo malato ligure di covid testimonia con commozione la sua dolorosa esperienza: “Sono stato fortunato ad uscirne, dalle lastre emerge che mi rimane addosso soltanto un velo sul polmone sinistro ma ogni giorno penso a chi è morto o è intubato adesso. Io, semmai, mi porto dietro ancora le scorie psicologiche di questa esperienza, di essere stato additato come untore, quando invece ero all’oscuro di tutto. In quel momento mancava la consapevolezza, tant’è che mentre ero ricoverato medici ed infermieri avevano come unico riferimento la Cina, quanto stava succedendo lì, lontanissimo da noi”.

 


Zembo, 55 anni di Pignone, era stato a Codogno
, con l’orchestra Ikebana, a cantare in un locale. Lì era scoppiato il focolaio, lì (forse) si era ammalato di coronavirus. “Sui social mi aggredirono e diffamarono, fu terribile”, racconta oggi con tristezza ma senza rabbia. “Fu mio figlio, sentendo le notizie che arrivavano da Codogno, a suggerirmi di valutare le mie condizioni di salute. Mi hanno curato bene, con competenza ed umanità”.




In chiusura arriva la rivelazione inattesa. Zembo sembra quasi volersi togliere un peso dallo stomaco
: “Io il 14 di febbraio, nel giorno di San Valentino,  ero stato a Pontremoli a cantare, un mio fan mi aveva preso il microfono a fine spettacolo e aveva suonato un brano con l’armonica a bocca. A distanza di una settimana venne ricoverato a Pontremoli, incoscio di sapere che era affetto da covid. Poi chiusero l’ospedale e io dovevo dire solo di essere stato a Codogno. Ma non ero stato solo a Codogno. Ecco perché mi rimane dentro un po’ di rabbia, vorrei capire da qualcuno che se ne intende se è stato giusto questo focus su di me”.