Politica

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In un’intervista a Luigi Leone, il sindaco di Genova, Marta Vincenzi lancia una provocazione, che in verità è qualcosa di più. Risponde che la ricetta per dare a Genova qualche speranza sta sicuramente nella discontinuità, ma anche nel “lasciarsi contagiare”. In quella che gli studiosi di sociologia chiamano “contaminazione”. Credo che sia una giusta speranza. Ci potrà salvare solo il contagio, termine che evoca cose non piacevoli, febbri, infezioni, allergie. Invece il contagio a Genova farebbe benissimo. Un contagio generalizzato, vasto, senza limiti e confini, indifferente ai vaccino della conservazione e degli opportunismi dei poteri genovesi.

Il primo contagio dovrebbe colpire il porto di Genova che un ristretto gruppo di imprenditori chiude come una cassaforte. Qualche segnale dalla nuove presidenza di Luigi Merlo sta arrivando, proprio qualche contagio dall’esterno. Il porto di Genova ha avuto paura che arrivassero “altri da fuori” a rompere gli schemi che hanno fatto comodo a tanti e che hanno contribuito anche alla catastrofe culminata nell’arresto del presidente Novi e in un’indagine che ha sollevato il coperchio su un minestrone puzzolente.

Il contagio dovrebbe raggiungere la Fiera Internazionale di Genova, immobile da dieci anni, che non è riuscita a portare niente di nuovo nel mondo degli scambi cittadini. Sopravvive grazie al Salone Nautico che fa Ucina, ma la sua dirigenza non è stata capace a arricchirla di idee, progetti, affari. Le fiere di cittadine come Verona, Padova e altre, esplodono. Genova vivacchia con le sue Primavere fatte di bancarelle e poco più. Che sia contagiata, per esempio da Milano.

Sia contagiato anche il teatro Carlo Felice dove dopo un cartellone di scioperi, con qualche opera qua e là, scappano a gambe levate anche gli abbonati. Ci contagino i teatri vicini e lontani.

Sia contagiata l’organizzazione della sanità pubblica dove crescono le liste di attesa, e anche l’Università con un vero, rivoluzionario ricambio dei docenti: basta ultrasessantenni e largo ai quarantenni come avviene in tutti i grandi atenei del mondo.

E se saremo contagiati anche noi genovesi, benissimo. Siamo pronti.