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Dal 3 giugno si aprono i confini regionali e con la Ue
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"Non possiamo permettercelo". È sincero il premier, Giuseppe Conte, quando spiega che prolungare oltre il lockdown, magari aspettando il giorno in cui ci sarà un vaccino, è impensabile per un'Italia che soffrendo oltremodo la crisi economica, oltre all'emergenza sanitaria per il coronavirus. Dunque si riparte, da lunedì 18 maggio, con una progressiva riapertura delle attività commerciali e un allentamento delle restrizioni sociali.






"Via le autocertificazioni",
annuncia il capo del governo in conferenza stampa, spiegando i dettagli del nuovo Dpcm. Quello che permetterà di rivedere amici e parenti, senza burocrazia. Disco verde anche agli spostamenti nella regione di appartenenza, mentre per 'sconfinare' si dovrà attendere il 3 giugno. Da lunedì alzeranno le serrande i negozi vendita al dettaglio, i bar, i ristoranti, i parrucchieri, gli estetisti. Riprendono anche le celebrazioni liturgiche e gli allenamenti di squadra. Dal 25 maggio, invece, toccherà a palestre, piscine e centri sportivi ma solo con il rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza. E dal 15 giugno via anche a teatri e cinema, oltre che alle attività ludico-ricreative per i più piccoli e i ragazzi.

"Stiamo procedendo alla riapertura con gradualità e prudenza"
, sottolinea Conte. "I dati della curva epidemiologica sono incoraggianti, ci confermano che la strada che abbiamo seguito è quella giusta, che gli sforzi collettivi fatti finora hanno prodotto i risultati attesi" e dunque "siamo nella condizione di affrontare questa fase 2 con fiducia, ma con responsabilità". Al centro di tutto il dialogo con Regioni ed enti locali, che saranno il termometro del governo sui territori: "Anche loro dovranno assumersi le proprie responsabilità". Ma è "un rischio calcolato", puntualizza Conte, ben consapevole che la curva dei contagi potrebbe risalire, ma in quel caso Roma sarà pronta a intervenire, perché "dobbiamo intenderci con i presidenti delle regioni: qui non c'è nessuno scarico di responsabilità, qui non si gioca con l'emergenza".

Resta naturalmente il divieto di uscire di casa per chi è positivo al virus
o è posto in quarantena. Rimangono anche limitazioni per chi ha sintomi del Covid e dovrà rimanere a casa. Resta il divieto di creare assembramenti di persone in luoghi pubblici. "Da una Regione all'altra ci si può spostare per i motivi già noti: esigenze lavorative, assoluta urgenza, motivi di salute. Questi spostamenti interregionali rimarranno limitati fino al 3 giugno'', ha detto il premier a palazzo Chigi. ''In prossimità di questa scadenza valuteremo insieme, con il conforto dei nostri esperti. Se i dati continueranno a essere incoraggianti potremmo tornare anche a muoverci in tutta Italia, da una Regione all'altra, senza limitazioni. Sempre dal 3 giugno sarà possibile spostarsi tra gli Stati all'interno dell'Ue senza obbligo di quarantena per chi arriva in Italia. Questo favorirà, creerà e premesse per una ripresa anche del turismo''.

Fase 3, Toti: "Le Regioni hanno evitato al Governo di fare altre brutte figure" - CLICCA QUI


Osservato speciale è la Lombardia,
ovviamente, ma per Palazzo Chigi "non ci sono motivi per non riaprire", semmai il consiglio è ai cittadini di fare attenzione. Anche perché le regole sono chiare: mascherina sempre e comunque a portata di mano, e in caso di affollamenti, indossarla. O almeno dove non sia possibile rispettare il distanziamento sociale di almeno 1 metro. Tra le novità, Conte annuncia di essere già al lavoro sul decreto Semplificazioni, che nelle intenzioni dovrebbe sciogliere un po' di lacci e lacciuoli della burocrazia in questo momento terribile per l'economia italiana.

Peraltro, il premier ammette che i 55 miliardi del dl Rilancio non sono la panacea di tutti i mali, ma "una mano a chi è in difficoltà". Non ci sarà l'anno fiscale bianco come chiede la Lega, però rivendica le "già tante agevolazioni", come i rinvi delle scadenze a settembre. Il tutto in attesa del ricovery fund, che nelle mire di Chigi dovrebbe contenere anche delle anticipazioni. E per il futuro prossimo venturo, chissà, a fine emergenza - Conte indica come limite temporale - si potrebbe anche riparlare di una riforma delle competenze tra Stato centrale e Regioni. Non è un tabù, quindi.

La fase 3 è davvero iniziata dopo un braccio di ferro che ha fatto tremare l'intesa tra governo e regioni sul nuovo step dell'uscita dal lockdown al via da lunedì. Un nuovo accordo è stato raggiunto in tarda notte tra regioni ed esecutivo, presente il premier Giuseppe Conte. La riunione era partita in salita, con i governatori che minacciavano di ''far saltare il banco''. Così va avanti una lunga trattativa, con una prima proposta del governo rinviata al mittente. Alla fine la soluzione è stata individuata inserendo un richiamo nella premessa del Dpcm al protocollo unitario delle regioni, che verrà poi allegato al testo del Dpcm nella sua interezza. Secondo alcune fonti di governo ''la verità è che alcuni governatori hanno paura delle responsabilita' e volevano più garanzie, però Stefano Bonaccini'' che è il presidente della conferenza delle Regioni, ''è stato bravo e la maggior parte dei presidenti ci ha aiutato a chiudere''.

IL DECRETO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI