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Il governo non supera il primato di consensi ottenuto nel 2011 da Monti ma ha una solida maggioranza
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 Alle 23,45 il governo di Mario Draghi ha ottenuto la fiducia del Senato. La presidente Elisabetta Alberti Casellati ha riassunto l'esito della votazione: presenti 305, votanti 304, maggioranza 152, 262 favorevoli, 40 no e 2 astenuti. L'ex banchiere centrale non supera così il primato stabilito da Monti, che nel 2011 aveva ottenuto la fiducia a Palazzo Madama con 281 voti.

Nella sua replica prima delle votazioni finali, Draghi ha ribadito il suo impegno ecologista: "Questo governo conferma l'impegno di andare nella direzione dell'inserimento nella Costituzione dei "concetti" di ambiente e sviluppo sostenibile su cui sta lavorando il Senato con un progetto di legge. E confermo che il Parlamento sarà informato in modo adeguato e tempestivo sul complessivo programma e sulle politiche specifiche di intervento".
Quindi, accenni a cultura e turismo: "C'è il rischio di perdere il patrimonio della cultura. Molto è stato fatto per assicurare ristori adeguati, ma serve fare molto di più. Il ritorno alla normalità deve riguardare anche la cultura. È imprescindibile per la crescita e il benessere del Paese", ha sottolineato Draghi, spiegando che al G7 ci sarà una sessione di lavoro dedicata alla cultura. Quindi il turismo: "Alcune imprese rischiano di non riaprire dopo la pandemia, ma non è questo il caso del turismo. Occorre investire in questo settore, quei soldi tornano indietro". Agli applausi finali, Draghi ha risposto con stile Bankitalia: "Vi ringrazio per la stima ma questa stima occorrerà misurarla dai fatti dei risultati del governo da me presieduto"


Fiducia piena in Draghi, malcelata diffidenza verso i compagni di viaggio, come non potrebbe essere diversamente in una coalizione che va da LeU alla Lega, la più ampia dal dopoguerra fino alla svolta centrista degasperiana del 1947 in margine all’attuazione del piano Marshall. Lo scenario evoca appunto metafore marziali e infatti il presidente del consiglio le ha usate nel suo discorso mattutino: "Siamo in trincea contro la pandemia". Dalla Liguria, che esprime i ministri Orlando e Cingolani, i commenti sono di prudente attesa:

"Draghi ha fatto un discorso ampio e condivisibile. Poi ci sono tanti aspetti – dice Giovanni Toti, pure tra i più convinti della formula Draghi - da approfondire e temi su cui maggioranza e opposizione certamente dialogheranno per il bene del Paese. Credo che Draghi con il discorso che ha fatto, molto asciutto, basato sui fatti e le cose da fare, in realtà intenda occuparsi limitatamente della 'politica'. Lo si è visto già dalla formazione del Governo, lo si vede dall'approccio del discorso parlamentare. Credo che lascerà ai partiti politici in Parlamento trovare le geometrie, gli intergruppi, tutto quello che vorranno fare per lavorare mentre il Governo farà il suo".

Di tutt’altro tenore il commento del senatore dissidente M5S Mattia Crucioli: “Ovviamente non posso più stare nel M5s, ho un’altra visione della società. Ho sentito della buona fede, l’idea di fondo del Movimento è quella di mitigare da dentro l’impostazione liberista del governo. Ma io ho sentito che non si potranno proteggere tutte le attività economiche e allora io penso che sia molto meglio avere le mani libere. Loro dall’interno e noi da fuori potremmo fare un buon servizio per il Paese”.

Nel corso della lunga diretta di Primocanale,a colloquio con il direttore Andrea Scuderi sono intervenuti alcuni esponenti politici direttamente interessati al varo del governo Draghi. Il responsabile nazionale trasporti e infrastrutture della Lega Edoardo Rixi si è detto speranzoso in particolare dell’avvicendamento all’Ambiente, ministero peraltro riformulato, tra Costa e Cingolani: “Un bene uscire dalla visione ideologica di un ministro che ha bloccato le infrastrutture e quindi lo sviluppo, l’innovazione deve servire alle imprese per tornare a operare”. Per il resto, Rixi riconosce a Draghi la “consapevolezza di insediarsi in un momento di emergenza nazionale, sulla base di un appello alle forze politiche a convergere su un minimo comun denominatore programmatico. Su euro e fisco ci sarà tempo per confrontarci”.

“Si tratta di una maggioranza sulla carta complicata” osserva Luca Pastorino di LeU e “non è un governo tecnico, ci sono figure che rievocano il motto “A volte ritornano”. Credo che la priorità sia quella di fronteggiare la questione della scadenza, in data 31 marzo, del blocco dei licenziamenti: capire se e come reiterarlo, in quale logica generale oppure settoriale, con quale ricaduta sui lavoratori a tempo indeterminato”.

Alberto Pandolfo, segretario provinciale del PD genovese, riconosce a Draghi “parole importanti e chiare” e si aspetta “misure in grado di placare le tensioni sociali”, citando l’esempio della manifestazione dei ristoratori genovesi esasperati dal “viavai di disposizioni contrastanti”. Al tempo stesso, come Pastorino anche Pandolfo evidenzia il problema del blocco dei licenziamenti connesso all’uso dello strumento della cassa integrazione: “E’ necessario prevenire tensioni occupazionali e quindi definire con chiarezza modi e soggetti del ricorso agli ammortizzatori sociali”.

Di tutt’altro tenore il commento del senatore dissidente M5S Mattia Crucioli: “Ovviamente non posso più stare nel M5s, ho un’altra visione della società. Ho sentito della buona fede, l’idea di fondo del Movimento è quella di mitigare da dentro l’impostazione liberista del governo. Ma io ho sentito che non si potranno proteggere tutte le attività economiche e allora io penso che sia molto meglio avere le mani libere. Loro dall’interno e noi da fuori potremmo fare un buon servizio per il Paese”.