"Tutti i nostri indicatori sul contagio sono positivi e, a differenza di altri studi, sono frutto di un monitoraggio molto complesso: sulla piattaforma del ministero sono inseriti oltre 500mila dati riguardanti i casi liguri e ogni relazione contiene decine di indicatori. I catastrofisti non saranno felici ma questi sono gli unici dati ufficiali". Risponde così, su Facebook, il governatore Giovanni Toti, alla Fondazione Gimbe, secondo cui la Liguria non sarebbe pronta alla riapertura di confini, al pari di Piemonte e Lombardia.
"Vista la delicatezza e l'importanza delle valutazioni sono necessarie analisi approfondite su decine di indicatori e interlocuzioni continue con i ricercatori che alimentano i sistemi di sorveglianza. Gli epidemiologici ben conoscono la difficoltà di analizzare solo pochi dati aggregati e di trarre conclusioni come effettuato da Gimbe", aggiunge una nota della Regione.
Poi, si passa alla contestazione dei dati. "Per quanto riguarda i tamponi eseguiti nelle diverse regioni i dati riportati dalla fondazione sorprendono: il numero medio di tamponi eseguiti giornalmente sulla popolazione dall'1 al 24 maggio è superiore del 20% rispetto alla media italiana. Per quanto riguarda il rapporto tra numero di tamponi eseguiti e incidenza, la media di tamponi eseguiti è costante mentre il numero di nuovi casi, ovvero l'incidenza, è in continua diminuzione". Inoltre, aggiunge la Regione, "confrontando la settimana dal 4 al 10 maggio con quella dal 18 al 24, l'incidenza di casi è diminuita del 41%. La comparazione tra realtà diverse per popolazione e per quadro clinico iniziale, come le regioni italiane, non può prescindere dalla valutazione dei trend, come avviene, infatti, nei report del ministero e dell'Istituto superiore della Sanità, che non si rileva dai commenti della Fondazione Gimbe".
Il presidente Toti, su Facebook, rincara la dose: "I fatti sono questi e hanno il bollino dell'Istituto superiore della sanità ma siete liberi di credere a quelli che trovano molto più spazio sui media al motto di 'good news, no news'. Siete liberi di credere a chi pronosticava un picco di virus a inizio estate, a chi prevedeva ospedali già pieni, andando contro le riaperture volute dalle Regioni, a chi tenta di fare politica o di avere visibilità cavalcando le paure della gente". Chi mette in discussione i dati ufficiali, conclude il governatore, "mette in discussione il lavoro di migliaia di donne e uomini di scienza che da mesi lavorano per sconfiggere il virus. Chi lo fa per paura ha la mia comprensione e spero si possa fidare delle istituzioni, leggendo questi numeri. Chi lo fa per politica o visibilità dovrebbe riflettere sul fatto che sta giocando sul futuro di un intero Paese. Secondo l'Istat, sono già stati persi 385mila posti di lavoro a causa del lockdown. Abbiamo il dovere di ripartire. Ripartiamo in sicurezza, ripartiamo insieme".
L'ANALISI CONTESTATA - Secondo un'analisi della Fondazione Gimbe Lombardia, Piemonte e Liguria, non sarebbero pronte, dal punto di vista epidemiologico, alla riapertura tra Regioni di cui si discute per il 3 giugno. La Fondazione Gimbe, per arrivare alle sue conclusioni, ha valutato tre elementi nel periodo 4-27 maggio: percentuale di tamponi diagnostici positivi, tamponi diagnostici per 100mila abitanti, incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti. Lombardia, Piemonte, Liguria, Puglia ed Emilia-Romagna risultano superiori alla media nazionale per quanto riguarda la percentuale di tamponi diagnostici positivi, ma anche per l'incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti: rispetto alla media nazionale, la Lombardia ne ha 96, la Liguria 76 e il Piemonte 63.
salute e medicina
Coronavirus, incidenza dei casi in Liguria diminuita del 41%
Analisi su oltre 500mila dati riguardanti i casi liguri
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