Concessioni portuali, qual è lo stato dell’arte? Prima di tutto chiariamo di che cosa stiamo parlando: degli spazi di porto che sono dati in concessione dall’Autorità portuale “che ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotata di autonomia di bilancio e finanziaria” secondo la legge 84 del 1994. Insomma, è un po’ come se gli spazi portuali fossero di tutti i cittadini. Quindi, come per qualsiasi soggetto pubblico, servono gare per gestirle. O dovrebbero servire, nel senso che il Consiglio di Stato lo ha detto da tanto tempo ma nella pratica vengono rinnovate con procedure di evidenza pubblica che sono cose diverse.
Il caso era esploso già ad agosto quando alcuni terminalisti che scadono nel 2020 hanno chiesto il rinnovo. E’ partita l’istruttoria ma tutto è stato congelato, di fatto, in attesa del regolamento. Così decise il presidente uscente Luigi Merlo, in linea con quanto sostenuto in commissione Trasporti dal senatore Maurizio Rossi. E che qualche settimana fa è stato riavvalorato dal Consiglio di Stato che ha ripetuto, in merito al nuovo regolamento, quanto già detto. Che servono gare, che bisogna limitare sempre di più la discrezionalità delle autorità portuali. Che la procedura di evidenza pubblica non basta. Tutto in vista del nuovo regolamento sulle concessioni. Che questa volta non potrà ignorarlo.
Oggi se ne discute nel convegno dal titolo “La riforma portuale e il nuovo regolamento delle concessioni portuali: novità e prospettive” organizzato dall’associazione Women’s International Shipping & Trading Association-Wista Italia a palazzo San Giorgio di Genova alle ore 15.
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