cronaca

"È l'incertezza quella che ci uccide più che la pandemia da Covid”
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Aperture a intermittenza per le serrande di bar e ristoranti. Da lunedì 11 gennaio la Liguria torna in zona gialla (TUTTE LE REGOLE), ma è già attesa per il nuovo Dpcm che entrerà in vigore dal 16 gennaio e che potrebbe cambiare le carte in tavola per coloro che hanno dei locali. “È l'incertezza quella che ci uccide più che la pandemia da Covid”, spiega Marina Porotto, presidente regionale Fipe giovani. “Se almeno sapessimo da qui alle prossime settimane quando potremo aprire e in che modalità, almeno riusciremmo a programmare il nostro lavoro, tra scorte da comprare e lavoro dei dipendenti che sono in cassa integrazione: chiediamo al Governo più rispetto perché non possiamo da un giorno all’altro organizzarci ad aprire, chiudere o fare delivery”.


Tutto questo accade mentre i ristori sono in grave ritardo, come denunciato da Confcommercio, non solo quelli di Natale, ma addirittura quelli di novembre. “Le promesse non sfamano le persone”, è ciò che scrive Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio, in una nota stampa, ricordando al Governo che esistono in Italia ben 3 mila imprese esodate, che pur essendo chiuse ad aprile 2020 non hanno potuto fare raffronto con l’anno precedente in quanto inattive per svariate ragioni, rimanendo così tagliate dalle due tranche di ristori.


"Senza lavoro e senza ristoro le imprese sono destinate a fallire. Da tempo assistiamo a incomprensibili balletti di un governo che, oltreché a dare colori, si conferma interessato alle proprie tasche, e non a quelle degli italiani. Facciamo nostra la preoccupazione di Fipe-Commercio", è il commento dell'assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti. "Noi amministratori locali riceviamo quotidianamente imprenditori, ristoratori e partite iva in lacrime. Ci stiamo assumendo le nostre responsabilità e stiamo raschiando il fondo dei nostri bilanci per tenere ancora vivo il nostro tessuto produttivo".


"Mi sento di dire che i Comuni come Genova stanno facendo la propria parte nel supporto del commercio locale, ma non vediamo per nulla lo stesso impegno da parte del governo centrale", dichiara l'assessore al Commercio del Comune di Genova Paola Bordilli. "Abbiamo messo in campo ogni strumento di nostra competenza, attingendo da risorse del solo bilancio comunale: 6 milioni di euro per abbattere le tariffe Tari a ristoranti, bar, palestre, alberghi con un Governo che non ci ha dato la possibilità di posticipare nemmeno le scadenze. Abbiamo aiutato ambulanti, fieristi e operatori dello spettacolo viaggiante che a oggi restano una tra le categorie maggiormente dimenticate da un Governo che si è sempre distinto per una totale mancanza di conoscenza dei territori e delle dinamiche delle imprese. Abbiamo introdotto la compensazione dei tributi con la PA per la prima volta, semplificando le procedure proprio per andare incontro a quell'esigenza di liquidità di cassa immediata delle imprese del commercio locale. Abbiamo dato l'opportunità, primo Comune anticipando qualsiasi decisione governativa, di ottimizzare i giorni di lavoro per le attività del commercio autorizzando 18mila metri quadri di dehors e abbiamo concesso la gratuità fino al 30 giugno 2021. Stiamo lavorando per garantire ulteriori aiuti ma purtroppo gli stop and go, con scarsissimo anticipo nell'emanazione dei Dpcm, stanno vanificando anche gli sforzi per consentire un minimo di ripartenza al nostro tessuto commerciale".


E intanto nel resto d'Italia è polemica per le fotografie che nell'ultimo weekend hanno documentato assembramenti di giovani che consumavano i cocktail presi in delivery davanti ai bar. Virtuosi i locali del centro storico genovese, anche se sorge spontanea una riflessione su quanto potrebbe essere meglio far consumare al tavolo i clienti. “Noi continuiamo a dirlo, i locali sono maggiormente controllabili, anche da parte delle stesse forze dell’ordine, per il rispetto delle norme anti-Covid e sono più sicuri per i clienti”, ribadisce Porotto. “Ricordo che a livello nazionale i pubblici esercizi sanzionati rappresentano una percentuale bassissima, segno che ci siamo tutti adattati alle nuove regole che impongono uso di mascherina, gel disinfettanti, distanziamento al tavolo e tra i tavoli”.