Cultura e spettacolo

Interpretato da Francesco Favino arriva in sala dopo essere stato presentato in concorso a Cannes
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Le città dove siamo nati quando le lasciamo si possono dimenticare o meno. Per Felice, cinquantenne residente al Cairo che dopo aver fatto fortuna in Egitto torna a Napoli dopo un'assenza di quattro decenni, quello che gli porta conforto non è tanto ciò che riconosce ma piuttosto quello che emerge dai fantasmi del passato, ne riscopre i paesaggi e la colonna sonora e i ricordi riappaiono alla mente attraverso dettagli sensoriali frammentati e un dialogo senza parole con ciò che vede. Vaga per le strade del quartiere della sua infanzia, il Rione Sanità, intenzionato a sentirsi di nuovo a casa.

Mario Martone, in 'Nostalgia', ambienta ancora una volta un storia dove si sente più a suo agio. Felice è a Napoli per rivedere la madre, parzialmente cieca, costretta per motivi economici – senza che lui ne fosse a conoscenza – a lasciare l'appartamento in cui viveva per trasferirsi in un locale poco illuminato e mal tenuto al piano terra dello stesso palazzo, scoperta che lo spinge a trovarle un nuovo alloggio. L'improvvisa morte della donna in teoria romperebbe il rapporto col quartiere ma pur non avendo un vero motivo per restare non si sente nemmeno pronto a ripartire trovandosi a camminare per i vicoli attraverso sentieri più o meno familiari che lo portano ad affrontare una ferita nascosta, il bagaglio più pesante del suo passato, vecchie cicatrici che tornano crudelmente in superficie. Ovvero l'amicizia con Oreste, con il quale ha condiviso un periodo turbolento fatto di piccoli furti poi degenerato in qualcosa di più grave, che ora è diventato un feroce boss del crimine. Nella sua testa hanno ancora molto in comune tanto che inizia ostinatamente a cercarlo nonostante il parroco del quartiere faccia di tutto per scoraggiare questa sua intenzione. Perché i ricordi, come la nostalgia, possono essere una trappola.

Il film di Martone è una storia familiare che sonda il ventre oscuro di Napoli: si respirano gli odori dei mercati all'aperto, della spazzatura, dei palazzi fatiscenti, degli scarichi delle moto e - ogni tanto - l'aria più pura delle chiese. Adattando l'ultimo romanzo di Ermanno Rea pubblicato postumo nel 2016 ha realizzato un film appassionato se pure non del tutto convincente, soprattutto nella seconda parte spesso tortuosa dove seguiamo l'ostinata ricerca di Felice mentre i flashback in super8 ci raccontano del cameratismo adolescenziale con Oreste fatto di gite in moto, risse, rapine e furti. Eppure, gradualmente e sottilmente, 'Nostalgia' si rivela come la parabola di un uomo e di una città in bilico tra redenzione e dannazione e Martone esprime con sensibilità questa doppia natura facendo emergere sia la forza vitale che il desiderio di morte di un quartiere le cui grandiose case settecentesche sono diventate carcasse dove le famiglie vivono ammassate in minuscoli appartamenti.

Il problema principale sta nella mancanza di comprensione da parte di Felice della realtà della condizione umana nel luogo in cui è nato di cui però non fa più parte, il che lo rende una figura passiva, tragica, incapace di sfuggire al suo destino non riuscendo a cogliere le regole del protocollo camorristico/mafioso che chiunque abbia visto in tv 'Gomorra' o 'I Soprano' conosce bene. E' ciò che rende 'Nostalgia' un canto di sirene proveniente dal passato che ci mette di fronte ad un presente violento e non romantico, lastricato di vecchi ciottoli lavati dal sangue.