Cultura e spettacolo

Al regista Enrico Casarosa resta il merito di aver fatto conoscere la Liguria e le Cinque Terre in tutto il mondo
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La speranza ovviamente c’era ma – bisogna essere onesti – si trattava di una fiammella molto esile. ‘Luca’, il film d’animazione della ‘Pixar’ che il genovesissimo Enrico Casarosa ha ambientato totalmente in un immaginario paesino delle Cinque Terre, Portorosso, andando a pescare nei ricordi della propria infanzia non ce l’ha fatta nonostante tutta la leggerezza di una fiaba sulla crescita che affronta in modo non banale il momento delicato e fondamentale della preadolescenza e della paura del diverso da sé. L’Oscar è andato, come d’altronde ampiamente previsto, a ‘Encanto’, targato Disney, che racconta di un luogo magico in Colombia nel quale tutti i figli di una famiglia hanno un potere speciale. Bel film, non c’è dubbio, di grande successo negli Stati Uniti, ma è chiaro che un po’ di amarezza resta. Così come però resta anche la soddisfazione, grazie a ‘Luca’ e a Casarosa, di aver fatto conoscere la nostra regione e soprattutto le Cinque Terre in tutto il mondo.

L’Italia esce dalla notte delle stelle senza premi: non ha vinto né Massimo Cantini Parrini alla seconda nomination consecutiva per i costumi - quest’anno per ‘Cyrano’, nel 2021 per il ‘Pinocchio’ di Garrone - ma soprattutto torna a casa a mani vuote Paolo Sorrentino con ‘E’ stata la mano di Dio’. Anche qui va detto che le aspettative non erano molte: ‘Drive my car’ di Ryusuke Hamaguchi è davvero un gran film tanto che, pur essendo in lingua giapponese, aveva ottenuto una nomination – oltre che per il miglior film straniero – anche per il miglior film in assoluto, cosa accaduta in passato rarissimamente (e solo ‘Parasite’ è riuscito a vincere entrambe le statuette).

Per quello che riguarda i due premi maggiori, con ‘Coda, I segni del cuore’ la scelta per il miglior film ha sposato un’opzione che più politicamente corretta non si può: una regista, Sian Heder , e una storia piena di buoni sentimenti con al centro una famiglia di non udenti, tranne una figlia diciassettenne divisa tra la voglia di aiutare i genitori nel loro mestiere di pescatori e il desiderio di seguire la passione per il canto. Donna anche la vincitrice del premio per la miglior regia, Jane Campion, con ‘Il potere del cane’.

Per chiudere due notazioni: per carità, è capitato altre volte in passato ma mi riesce comunque difficile scindere un film dal suo regista per cui vengono assegnati premi differenti, in questo caso appunto ‘Coda’, il migliore in assoluto, e ‘Il potere del cane’, la regia. Cosa hanno sbagliato Sian Heder da un lato e Jane Campion dall’altro per non aver fatto doppietta resterà un mistero nascosto nelle scelte dei membri dell’Academy. La seconda è che ancora una volta la Mostra di Venezia si è rivelata vincente: dopo ‘Birdman’, ‘Roma’, Gravity’, La forma dell’acqua’, ‘Nomadland’ ed altri ancora, anche ‘Il potere del cane’ presentato al Lido l’anno scorso si porta a casa un Oscar di enorme prestigio. Buon per il direttore Alberto Barbera che quando andrà negli Stati Uniti a negoziare con le Major i film dell’edizione 2022 avrà in mano una carta fondamentale: Venezia porta buono, non c’è dubbio.