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di Francesco Gastaldi*

"Meno Italiani, più stranieri", "Mancano le famiglie di Italiani", questi e altri titoli similari sono apparsi su quotidiani liguri negli ultimi giorni. In attesa di dati e analisi più sistematiche e complete sul turismo in Liguria nell'estate 2025 e sulla sua evoluzione, vi sono macro tendenze generali e specificità della nostra regione che sarebbero da approfondire. Vediamo alcuni indizi.

Partiamo da un dato di fatto, il turismo è un settore in continua evoluzione, che risente di una insieme molto ampia di variabili, dai processi di globalizzazione, ai collegamenti aerei e infrastrutturali, all’accessibilità, al marketing, risente di fenomeni di moda e di tantissime altre variabili socio-economiche. Non si tratta quindi di un fenomeno stabile nel tempo, può cambiare anche di anno in anno e non è detto che i visitatori scelgano sempre le stesse località. Considerare il turismo come un dato e non coglierne tendenze e cambiamenti è un atteggiamento assai "vecchio", le rendite sono sempre meno valide, le persone hanno sempre più ampie varietà di scelta per le loro vacanze, in un panorama mondiale assai vasto. Il turismo, anche quello estivo e balneare non è più (o forse sempre meno) un "rituale" che si ripeteva, quasi immutato, ogni anno con l’arrivo di piemontesi e lombardi nelle seconde case delle riviere liguri, negli stabilimenti balneari, nei ristoranti e locali. Oggi tutto è più articolato.

Certo la Liguria è ancora avvantaggiata da una posizione geografica favorevole, soprattutto rispetto a una regione come la Lombardia di 10 milioni di abitanti, ovviamente vi sono valori paesistici, ambientali, culturali di grande pregio e località (come le Cinque Terre o Portofino) conosciute in tutto il mondo. Ma la vera sfida sarà, sempre più, rimanere competitivi in un mercato sempre più globale e complesso.

Non mi meraviglierei se i titoli di giornali e siti liguri di questi giorni fossero però confermati dalle statistiche ufficiali, anche le interviste agli operatori del settore sembrano indicare queste tendenze: meno italiani (soprattutto meno famiglie italiane) e quindi meno turisti "tradizionali", quelli del "rito" della vacanza di cui si diceva sopra, più turisti stranieri, cioè nuovi turisti. Aggiungo che, nella mia piccola esperienza di grande utilizzatore di treni (da e verso Genova), ho notato molti giovani stranieri (in gruppo, in coppia, ma anche giovani famiglie) e di nazionalità molte eterogenee e non tradizionali (perfino 3 giovani donne somale in vacanza in Liguria), molti turisti dell’Est Europa o dell’Est del mondo e di paesi con economie emergenti. In questo turismo meno rituale e meno consuetudinario negli anni, dove le persone ogni anno scelgono experience diverse, non deve stupire il presunto leggero calo (annunciato da alcuni media) di frequentatori dei lidi balneari (da verificare per la Liguria). Infine, non si può non citare il fenomeno AIRBNB, pur essendo consapevole delle molte problematiche connesse al fenomeno, sia a Genova, sia in alcune località turistiche della costa, ho visto più giovani turisti in Liguria (stranieri, ma non solo), anche ventenni, che certamente non frequentano (per vari ed eterogenei motivi) hotel a 5 stelle, ma case vacanza. In attesa di verifiche più esaustive, il tanto demonizzato fenomeno degli affitti brevi, sembra aver ringiovanito e diversificato il turismo delle due riviere. 

Francesco Gastaldi, Professore associato di Urbanistica, Università IUAV di Venezia

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